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Premio De Donno 2023 (Parte 2)

 

Lunedì 26 giugno si è svolta a Roma, all’Hotel delle Nazioni, la commemorazione del professor De Donno: “Premio De Donno 2023” condotta da Antonino Magistro e Alessandra Cotta. In questa puntata vediamo la seconda parte dell’evento con le premiazioni e gli interventi di: dott. Massimo Citro, Prof. Joseph Tritto, Prof. Avv. ex magistrato Augusto Sinagra, Magistrato Alessandra Chiavegatti, Enrico Montesano.

Il dott. De Donno è il padre della plasmaferesi, il plasma iperimmune dei guariti per curare i malati affetti da sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus-2 (SARS-CoV-2), specialmente per i malati gravi covid.

Il Plasma iperimmune

La plasmaferesi è una terapia semplice, perché sfrutta gli anticorpi dei guariti trasfusi nel sangue dei malati, per favorirne una rapida guarigione, una terapia democratica, come la definiva il compianto dott. De Donno, ai microfoni de “La vita in diretta” del 20 maggio 2020.

“È un emocomponente gratuito, poi c’è il costo della preparazione della sacca, meno di 100 euro, molto meno di un farmaco. Le polemiche le lasciamo agli altri, a noi interessava questo tipo di trattamento e adesso questa nostra azione ci sta ripagando, tanti stanno usando il plasma, questa è la nostra vittoria”.

Parlando del plasma il medico lo ha definito come “Qualcosa di democratico, viene dal popolo e ritorna al popolo è quanto di più bello e solidale che ci possa essere. Il plasma funziona anche nelle gravi insufficienze respiratorie. I guariti sono superiori agli ammalati, occorre attuare un’importante campagna sulle donazioni, anche istituendo le banche del plasma in ogni regione. Auspico che ciò possa avvenire presto in tutta Italia”.

La prestigiosa rivista scientifica Nature parlò immediatamente, con entusiasmo, della nuova terapia messa a punto da De Donno, terapia che attualmente è usata in moltissime nazioni tra cui Usa e Russia, ma non in Italia.

La brigata della “Tachipirina e vigile attesa”

Un entusiasmo planetario, che però venne gelato dalla brigata della “Tachipirina e vigile attesa” e da quel Bassetti che oggi, non ha nemmeno un sussulto di coscienza, quando definisce il dott. De Donno, un medico da cui avrebbe solo da imparare, come un medico divisivo. L’austera brigata fece notare che non vi erano studi randomizzati che dimostrassero efficacia e sicurezza della terapia con il plasma iperimmune.

Per studio randomizzato si intende uno studio sperimentale dove i volontari che fanno da cavia sono distribuiti in due gruppi: a uno viene data la cura in questione, all’alto un placebo, per stabilire con certezza se la terapia è efficace, oltre che sicura, o no.

Peccato solo che la cura di De Donno, come quella dell’infettivologo Didier Raoult che utilizzava lo stesso farmaco utilizzato per la Sars 1, ovvero l’idrossiclorochina, seguivano la medicina oltre che la logica. Peccato anche che oggi Palù abbia dichiarato che non si doveva demonizzare l’idrossiclorochina e che non serviva certo il protocollo “Tachipirina e vigile attesa”.

Ma il dott. De Donno era un medico vero, un uomo semplice e fin troppo umile, era fermamente cattolico e forse, si era illuso che anche il potere e chi ne ha eseguito gli ordini avesse i suoi stessi intenti, o forse non aveva capito che l’intento non era quello di curare i malati, ma quello di avere morti e creare terrore per poi imporre un farmaco sperimentale, che a sua volta è servito a introdurre la schedatura e la ghettizzazione attraverso il green pass, che guarda caso oggi è diventato eterno e che verrà implementato a strumento di controllo totale e globale con l’identità digitale.

De Donno rappresentava tutto quello che il sistema voleva e aveva bisogno di distruggere. Gli studi randomizzati richiedono molto tempo e molti fondi. Se non c’è dietro una grossa casa farmaceutica che li sponsorizzi, non sono tecnicamente possibili.

Ma prima dello studio randomizzato c’è l’osservazione diretta, la clinica, l’anatomia patologica. Se un medico prova una terapia e il paziente migliora e guarisce, questo è rilevante, se poi la cosa si replica in migliaia di casi, diventa una certezza. De Donno aveva realizzato il 100% di guarigione nei malati covid, come il professor Cavanna curò 300 pazienti con aspirina, azitromicina, idrossiclorochina, eparina, cortisone, vitamina C e vitamina D, secondo il protocollo Raoult, guarirono tutti. Ma questo venne considerato irrilevante.

Che poi la domanda sorge spontanea, quale studio randomizzato ha dimostrato l’efficacia e la sicurezza del protocollo “Tachipirina e vigile attesa” o dei protocolli e dei medicinali utilizzati negli ospedali, dove i malati venivano anche legati al letto?

80 persone trattate tra Mantova e Pavia, tutte guarite, però la sperimentazione avverrà a Pisa, in fase 1, ignorando completamente i risultati ottenuti dal dott. De Donno, il cui studio era già in fase 2-3.

I risultati dello studio randomizzato

La conclusione dello studio è opposta ai risultati ottenuti da De Donno, il plasma iperimmune non funziona nei casi gravi, forse può aiutare in quelli lievi. ma in realtà la cura di De Donno funzionava benissimo sui casi gravi. Lui nel suo ospedale l’ha usata per casi gravi. Non funzionava e non poteva funzionare sui casi terminali. Per «motivi di sicurezza» nella sperimentazione hanno utilizzato il plasma iperimmune, assolutamente innocuo, solo su pazienti terminali, con i polmoni irrimediabilmente compromessi, dove non ha funzionato, perché poteva distruggere il virus non ricomporre organi ormai irrimediabilmente compromessi.

La politicizzazione della medicina e la morte di De Donno

Bizzarro che gli stessi schemi di sicurezza non siano stati usati per i carissimi anticorpi monoclonali e soprattutto per i cosiddetti vaccini, o come già detto, per il protocollo “Tachipirina e vigile attesa”.

La politicizzazione della medicina ha impedito ai medici di curare obbligando la gente a morire in casa o attaccata ad un respiratore in terapia intensiva, mentre terapie efficacissime e poco costose erano bollate come intrugli da stregone. Pensiamo a come vennero trattati il dott. Amici, il dott. Stramezzi, la dott.ssa De Mari, il dott. Barbaro e tanti altri. A De Donno è andato decisamente peggio è morto il 27 luglio 2021 in circostanze, che lasciano tante domande e tanti dubbi, secondo la versione ufficiale si sarebbe suicidato impiccandosi senza lasciare nessun messaggio di spiegazione. De Donno era certamente depresso, come ogni uomo lasciato solo, ma era un medico ed è quanto meno strano che un medico scelga di suicidarsi impiccandosi, De Donno era un cattolico, il suicidio è contrario alla nostra religione.

“Se dovessi scegliere tra salvare una vita ed andare in carcere non ho dubbio in merito. Anche se non dovessi avere l’autorizzazione del comitato etico per me la vita è sacra. Sono un cattolico praticante e la vita è l’obiettivo della mia professione”.

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