Roma di Giorno con Elisa Mariani – Puntata di Mercoledì 28 Giugno 2023
INDAGINE SHOCK: MALTRATTAMENTI, MUTILAZIONI E UCCISIONI SHOCK NEGLI ALLEVAMENTI DI SUINI. L’ASSOCIAZIONE “ESSERE ANIMALI” PRESENTA LLA DENUNCIA PER MALTRATTEMENTO DI ANIMALI
Ospite in collegamento Simone Montuschi, Presidente di “Essere Animali”
L’associazione Essere Animali ha rilasciato nella giornata di ieri nuove immagini shock che mostrano maltrattamenti e problematiche sistemiche negli allevamenti di maiali in Italia. Testimonianze di uccisioni illegali di suinetti in allevamento, confinamenti in gabbia per le scrofe e percosse e violenze su scrofe e suinetti.
Le immagini, ricevute da Essere Animali a seguito della segnalazione di un ex lavoratore, sono state raccolte in un allevamento in provincia di Cuneo, che risulta essere parte del circuito del Consorzio Prosciutto di Parma. L’allevamento è stato denunciato dall’associazione per i presunti reati di maltrattamento di animali, art. 544 ter c.p., e abbandono di animali, art. 727, comma 2 c.p..
Queste nuove prove delle problematiche della filiera italiana arrivano poche settimane dopo lo scandalo che ha investito altri allevamenti del circuito del Prosciutto di Parma, documentati dalla trasmissione Report su RAI3. Dalle immagini scioccanti diffuse da Essere Animali si vedono chiaramente percosse, maltrattamenti, mutilazioni senza anestesie, lanci di suinetti nel vuoto.
Essere Animali documenta e denuncia da tempo, con la campagna SOS Pig, le problematiche degli allevamenti di suini in Italia, spesso associati alle “eccellenze” del Made in Italy ma dove sono state più volte documentate violenze, illegalità e pratiche legali che violano il benessere degli animali, come l’allevamento in gabbia delle scrofe. La petizione rivolta alle aziende alimentari ha superato le 160 mila firme e chiede ai principali marchi di prodotti suini di intervenire per eliminare l’utilizzo delle gabbie per le scrofe e le mutilazioni per i suinetti.
In Italia sono 10 milioni i maiali allevati e macellati e che subiscono la mutilazione della coda e, nel caso dei maschi, la castrazione senza anestesia né analgesia. Durante parte della gestazione e per parto e allattamento, 500 mila scrofe sono rinchiuse in gabbie così piccole da impedire loro qualsiasi movimento. Queste pratiche causano estrema sofferenza ad animali intelligenti e sensibili e, nel caso del taglio routinario della coda, sono per giunta in violazione delle direttive UE, ma purtroppo diffuse nella quasi totalità degli allevamenti (anche dei circuiti DOP) italiani.
La pratica di confinamento delle scrofe in gabbia inoltre sarà oggetto della proposta di revisione della normativa europea della Commissione UE, che già nel 2021 ha preso un impegno chiaro in tal senso, oltre che essere stata identificata da un’opinione dell’EFSA nel 2022 come pratica lesiva del benessere animale.
“Come denunciamo da anni, il settore suinicolo italiano purtroppo presenta problematiche sistemiche che causano gravi sofferenze agli animali. Di fronte alle richieste di milioni di cittadini che chiedono maggiori tutele per gli animali, è necessario un dialogo fra ONG, aziende e istituzioni, con l’obiettivo di raggiungere policy diffuse che affrontino i problemi cruciali che affliggono il settore, come l’utilizzo delle gabbie, verso cui la stessa Commissione europea ha già annunciato una messa al bando, ma anche le mutilazioni routinarie. Se l’Italia non sarà in prima fila nell’appoggiare in Europa standard più elevati di benessere animale, ma soprattutto nel programmare una transizione interna, diventerà davvero difficile puntare sul Made in Italy, perché sarà evidente, e sotto gli occhi di tutti i paesi, la nostra volontà di auto-escludersi da quelli che sono ora gli argomenti fondamentali dell’agenda globale: la sostenibilità del sistema alimentare e il conseguente aspetto della tutela del benessere animale, purtroppo ora solo un miraggio nel panorama degli allevamenti suinicoli italiani” dichiara Simone Montuschi, Presidente di Essere Animali.
REGINA COELI: RISSA CON SPRANGHE TRA Più DI CENTO DETENUTI
Ospite in collegamento Andrea Felici, redazione “Roma Daily News”
Domenica pomeriggio si è rischiato molto a Regina Coeli, il carcere giudiziario della capitale. Più di cento detenuti si sono affrontati con spranghe e bastoni, causando contusi e feriti. Nessun ferito o contuso tra gli agenti, in tutto soltanto tre, presenti nella zona dove è avvenuta la rissa.
La notizia è stata diffusa dal Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che aveva notato già sabato una forte tensione tra i detenuti delle sezioni III e VI.
Questa la versione degli incidenti data dal sindacato Sappe: “I detenuti della III, tutti a torso nudo, non volevano rientrare nelle celle e solamente l’abilità persuasiva di un sovrintendente della polizia penitenziaria ha smorzato sul nasce l’alta tensione – ha riferito Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sappe – domenica mattina, con la scusa di recarsi a messa, che si teneva nella rotonda, i detenuti della III Sezione, complice anche il fatto che i reparti sono completamente aperti per la folle scelta della vigilanza dinamica, sono partiti in massa, almeno una settantina, armati con bastoni e spranghe ricavate dagli oggetti presenti nelle celle, per aggredire i ristretti ospitati nella VI Sezione. Poteva essere una carneficina, tenuto conto che c’erano solo tre poliziotti lì in servizio che comunque hanno fatto veramente l’impossibile per tentare di fronteggiare i rivoltosi”.
“I pochi detenuti del VI hanno chiamato i rinforzi e un’altra sessantina di ristretti del loro padiglione è accorso – prosegue Somma – i detenuti si sono picchiati violentemente, anche con le sedie di legno predisposte per seguire la messa, dando vita a una mega rissa. Per fortuna, nessun poliziotto è rimasto coinvolto, contuso o ferito. Poi, con molte difficoltà, si è riusciti a separare e dividere i detenuti. Un lavoro, immane, per i poliziotti in servizio”.
“La cosa più grave – secondo il segretario del Sappe – che emerge da questa ennesima rissa è che nulla l’amministrazione riesce a porre in essere per eliminare queste lotte tra bande in cui potrebbe anche avere epiloghi peggiori. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della polizia penitenziaria, tanto che come Sappe stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il disagio lavorativo”.
“Così – aggiunge Donato Capece, segretario generale del Sappe – non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. In pratica, ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”.
Le carceri, spiega Capece, “sono un colabrodo per le precise responsabilità di chi ha voluto allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna e in danno delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria. Importante è però evidenziare che solamente l’intervento del personale di Polizia penitenziaria è riuscito a riportare la calma a Regina Coeli. Diversi ristretti sono rimasti feriti e, fortunatamente, nessun agente ha riportato danni malgrado l’intervento sia avvenuto in un clima di guerriglia. Ovviamente tutto ciò si è potuto verificare grazie al regime aperto e solamente la prontezza e professionalità del personale intervenuto ha evitato un epilogo ben più drammatico”.
COLOSSEO SFREGIATO DA UN TURISTA, SANGIULIANO: “ATTO GRAVISSIMO”
Reputo gravissimo, indegno e segno di grande inciviltà, che un turista sfregi uno dei luoghi più celebri al mondo, un patrimonio della storia come il Colosseo, per incidere il nome della sua fidanzata. Spero che chi ha compiuto questo gesto all’Anfiteatro Flavio, venga individuato e sanzionato secondo le nostre leggi”.
Lo ha detto il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, commentando il video di un turista che ha segnato un messaggio nelle antiche mura del monumento usando un mazzo di chiavi.
TOR BELLA MONACA, IL PRESIDENTE ROCCA INAUGURA IL NUOVO AMBULATORIO DI “MEDICINA DELLE FRAGILITà”
“Avere la possibilità di accesso alle cure è fondamentale, questa è una delle tante iniziative che avevamo intenzione di mettere in piedi per dare risposte ai bisogni delle persone più fragili. È un segno piccolo ma importante, per questo quartiere è qualcosa di molto significativo ma dobbiamo fare molto di più nelle altre zone e negli altri territori. Questa è una regione con sei milioni di abitanti, quindi questo è solo l’inizio di un percorso importante”.
Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, in occasione dell’inaugurazione dell’ambulatorio di ‘Medicina delle Fragilità’ a Tor Bella Monaca, nato grazie a un accordo tra Policlinico di Tor Vergata, Municipio Roma VI Le Torri, Fondazione Migrantes e Istituto di Medicina Solidale. Presente tra gli altri anche il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli.
A ROMA L’ASTA DI BENEFICENZA DI ANDREA BARZINI NELLA MOSTRA “LAOS”: UNA STORIA DI AMICIZIA E SOLIDARIETà
Ospite in collegamento Andrea Barzini, regista, scrittore e artista autore della mostra “Laos”
Martedì 27 giugno 2023 alle ore 18.30 la Galleria MO.C.A. di Roma ha ospitato l’asta delle opere della mostra “LAOS” di Andrea Barzini, rinomato regista, scrittore e artista. Per l’occasione sono stati proposti sette disegni su carta, insieme a tre opere su tela, un carnet de voyage dell’ultimo viaggio di Barzini in Indocina e nei luoghi primitivi e suggestivi del Laos.
Attraverso una paletta cromatica minimale, l’artista ha creato opere che riflettono la spiritualità buddista, l’animismo e l’isolamento di questa terra unica. Barzini ha intrapreso un viaggio improvvisato, lasciandosi guidare dal caso, fermandosi dove l’ispirazione lo ha colpito. I suoi lavori, come nell’antica tradizione dei viaggiatori col blocco-notes,riflettono l’osservazione diretta di luoghi e scene della vita quotidiana di un mondo sconosciuto, a volte enigmatico e lontano dai valori e dai ritmi occidentali, ma misteriosamente comunicativo. In quest’atmosfera rarefatta, il pittore-viaggiatore passa felicemente dall’osservazione alla contemplazione.
Il ricavato delle vendite delle opere d’arte è stato destinato a finanziare la formazione di un giovane monaco buddista di Vientiane di nome PhiPhi, con cui l’artista ha stretto un’amicizia speciale durante il suo viaggio. L’asta è stata dunque un’opportunità unica per gli appassionati d’arte e i collezionisti che hanno potuto così contribuire ad una nobile causa, finanziando l’istruzione del giovane PhiPhi.