L’inflazione non concede tregua e i prodotti più interessati dall’aumento dei prezzi sono quelli del cosiddetto “carrello della spesa”, cioè quelli che le famiglie acquistano con maggior frequenza perchè servono per l’alimentazione e gli altri bisogni primari.
Se i prodotti agroalimentari hanno subito costanti oscillazioni negli ultimi tempi, c’è un alimento che più di tutti ha attirato l’attenzione del governo: la pasta. In un anno il piatto simbolo della tavola italiana ha subito rincari del 17%, il doppio rispetto all’andamento complessivo dell’inflazione: da marzo 2022 a marzo 2023 un pacco da un chilo in alcune province è passato da 1,37 a 1,56, in altre da 1,21 a 1,50. Il trend ha spiunto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso a chiedere la convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi, nata un mese fa in senso al Garante per la sorveglianza dei prezzi con la conversione in legge del decreto Trasparenza. Giovedì 11 maggio al tavolo siederanno i rappresentanti delle pubbliche amministrazioni, le autorità competenti, le associazioni di categoria e i consumatori per provare a capire l’origine di questa ondata di rincari che penalizza soprattutto le famiglie meno agiate.
Agricoltori, produttori e addetti alla commercializzazione si rimpallano la responsabilità nell’attuale contesto di tensione internazionale ma il fenomeno, in realtà, ha avuto origine ben prima di quando sono stati lanciati i primi allarmi: se per le famiglie italiane l’inflazione è letteralmente esplosa con un incremento in doppia cifra del costo della vita dall’inizio della guerra in Ucraina 15 mesi orsono, gli aumenti dei prezzi nel settore agricolo hanno avuto origine quasi due anni fa, ben prima cioè del conflitto. E infatti è almeno dalla primavera del 2021 che le associazioni di categoria di agricoltori e allevatori denunciavano un lento ma costante incremento dei costi su spese strategiche per il settore, dalle bollette ai mangimi, più o meno nel disinteresse delle istituzioni. Il resto è cronaca recente e ora il Governo cerca di correre ai ripari.
Il prossimo vertice riuscirà a mitigare i prezzi e a ridare un po’ di ossigeno agli italiani che, per effetto dell’inflazione, sono sempre più poveri perché devono attingere ai loro risparmi per fare fronte a spese sempre più onerose? Rosario Trefiletti, presidente del Centro Consumatori Italia, è scettico e ospite di Claudio Micalizio in questa puntata di Extra spiega quali strumenti potrebbe adottare l’esecutivo di Giorgia Meloni per aiutare subito i cittadini e poi come provare a contenere le speculazioni internazionali che da mesi stanno favorendo la fiammata dei prezzi.
Nella seconda parte del programma, invece, cercheremo di comprendere la politica economica della Bce che negli ultimi mesi ha progressivamente alzato i tassi di interesse: la Banca Centrale Europea sta cercando di rallentare la galoppata dell’inflazione e quindi sta alzando il costo del denaro ma questa misura, inevitabilmente, ricade a cascata anche sul sistema del credito e dunque su aziende e famiglie che, in cerca di liquidità, trovano sempre più difficile ottenere prestiti e finanziamenti se non a tassi di interesse più alti.
Ma le regole della BCE rischiano di strangolare l’economia italiana? E il Governo può intervenire per ridare fiato a cittadini e inprese? Ne parliamo con Emanuel Bagna, Professore Associato in Economia degli Intermediari Finanziari all’Università di Pavia, che per l’occasione ci aiuterà anche a immaginare i possibili scenari futuri.