Su duemila piattaforme montate durante la pandemia, ancora nessuna di quelle non autorizzate è stata smontata. Succede nel II Municipio di Roma, cuore pulsante della movida della Capitale, diviso tra San Lorenzo e Piazza Bologna. In quei quartieri sono stati tanti i locali che hanno chiesto di poter sfruttare una porzione maggiore di suolo pubblico rispetto a quella normalmente consentita, al fine di ammortizzare le perdite dovute alla pandemia.

Allo scadere dello stato di emergenza, fissato al 31 marzo, le regole sono cambiate: il Comune ha concesso un’ulteriore proroga di tre mesi ai dehors romani, che dovranno però iniziare a pagare per lo sfruttamento del suolo pubblico, ma solo a quelli che avevano ottenuto un’autorizzazione. Tutti gli altri devono essere smantellati.

Gli altri Municipi si sono già dati da fare, nel I sono già una trentina le piattaforme smantellate. Nel II, invece, ancora non si è mosso nulla in questo senso. I ritardi, fanno sapere da Palazzo Senatorio sono legati a motivi burocratici e alla mancanza di personale. Ma il Comune ha comunque chiesto un’accelerata per smantellare le piattaforme abusive.

Sono circa mille in tutta Roma quelle montate senza alcuna autorizzazione, alcune delle quali creano disagi anche alla viabilità. Dal primo aprile devono essere smontate, ma per farlo ci vuole tempo. Per questo il Comune pensa ad un’ulteriore proroga fino a fine anno, anche per provare ad alleggerire la crisi di bar e ristoranti.