Avete più sentito parlare dell’inflazione? La galoppata dei prezzi, che in Italia era iniziata alla ripresa delle attività economiche dopo il periodo del lockdown ma era poi letteralmente esplosa per le speculazioni su materie prime e prodotti petroliferi iniziate dopo l’inizio della guerra in Ucraina, è stata per mesi al centro del dibattito politico e mediatico: giornali e televisioni raccontavano ogni giorno l’emergenza economica dando voce al disagio dei cittadini e la politica assicurava interventi risolutivi in difesa delle famiglie e delle imprese.
Poi l’inflazione è scomparsa dai radar dell’informazione: il problema è stato affrontato e la situazione è tornata alla normalità? Secondo le analisi dei dati pare proprio di no.
Dopo il picco dell’Inflazione Armonizzata (IPCA) raggiunto a ottobre 2022, durante la crisi energetica, quando l’inflazione toccò il 12,5% in Italia e il 10,6% nell’Eurozona, il tasso di inflazione in Italia ha iniziato a diminuire, posizionandosi ora al di sotto della media dell’eurozona. Tuttavia, nonostante la stabilità dei prezzi delle materie prime, la crisi ha lasciato un’eredità di prezzi persistentemente più elevati. Rispetto a gennaio 2021, ad agosto 2024 si sono registrati aumenti significativi: l’inflazione “core” (che esclude energia e alimentari) è aumentata di 14 punti percentuali, i beni alimentari non lavorati di 21 punti, mentre l’indice per i beni energetici ha registrato un incremento di oltre 51 punti percentuali.
Le imprese sono riuscite a trasferire i costi maggiorati sui consumatori, mentre i salari hanno subito un forte calo del potere d’acquisto, soprattutto in Italia, dove si registra una riduzione di quasi il 10% in termini reali rispetto al periodo pre-crisi. Il gap salariale è evidente: dal gennaio 2021, i salari in Italia sono aumentati solo dell’1,2%, rispetto al 3,3% della media dell’Eurozona, con ripercussioni sul reddito disponibile delle famiglie, che fatica a recuperare i livelli pre-crisi.
Secondo il Monitor realizzato da Area Studi Legacoop e Prometeia, il calo dell’inflazione è stato favorito dagli interventi della BCE e dalla riduzione dei prezzi energetici. Tuttavia, l’inflazione ha avuto un impatto eterogeneo sui diversi beni: a ottobre 2022, i prezzi energetici erano aumentati del 72% in Italia e del 42% nell’Eurozona rispetto all’anno precedente. L’inflazione “core”, invece, ha raggiunto il suo massimo a inizio 2023. A gennaio 2023, circa l’80% dei beni aveva subito aumenti di prezzo superiori al 3%, ma ad agosto 2024 solo il 30% dei beni ha visto aumenti simili. Nonostante la decelerazione dell’inflazione, i prezzi rimangono comunque molto più alti rispetto al gennaio 2021.
Il monitor sottolinea inoltre come l’aumento dei prezzi abbia penalizzato in particolare le famiglie con redditi da lavoro dipendente. I salari in Italia sono cresciuti lentamente, con una media dell’1,2%, ben al di sotto della media dell’Eurozona. In termini reali, i salari si sono ridotti del 10%, anche se un parziale recupero è avvenuto nel 2024, con una crescita dei salari negoziati. Il reddito disponibile reale ha subito un calo meno marcato grazie a politiche di bilancio, alla tenuta dell’occupazione e ai redditi derivanti da patrimoni e imprese.
In questa puntata di Extra, il programma di approfondimento quotidiano in onda su Radio Roma News Tv, Claudio Micalizio ospita Rosario Trefiletti, economista e presidente del Centro Consumatori Italia