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Le fake news di Facebook e fact checkers (Con Vincenzo Lorusso)

Le fake news di Facebook e fact checkers, “A Viso Scoperto” puntata del 29/08/2024, con Vincenzo Lorusso giornalista freelance Donbass Italia.

In una lettera ufficiale al presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati statunitense, Mark Zuckerberg proprietario di Meta e quindi di Facebook e Instagram ha ammesso che l’amministrazione Biden-Harris ha fatto pressioni per censurare diversi contenuti ai tempi del COVID.

Riconosce di aver ceduto in più di un’occasione a queste pressioni, privando quindi i cittadini statunitensi del diritto costituzionale a un’informazione libera e trasparente

Zuckerberg ha inoltre ammesso di aver impedito la diffusione su Facebook della notizia del computer del figlio di Biden, Hunter, pubblicata dal New York Post pochi giorni prima delle presidenziali del 2020, quando si affidò ai “fact checker” di Meta, che convalidarono la versione dell’FBI secondo cui si trattava di disinformazione russa.

Zuckerberg ha espresso rammarico per quanto accaduto e ha dichiarato che ha cambiato le regole sui fact checkers

In questo modo Facebook ha chiaramente e pesantemente influenzato l’esito delle elezioni favorendo Biden, è incredibile che nessuno prenda provvedimenti e che la stampa sempre pronta a gridare alla disinformazione russa e ai tentativi della Russia di influenzare le elezioni sostanzialmente taccia di fronte a queste gravissime e inaccettabili ammissioni.

La lettera di Zuckerberg sulla scellerata censura imposta da Facebook

Scrive Zuckerberg:

“Nel 2021, alti funzionari dell’amministrazione Biden, inclusa la Casa Bianca, hanno ripetutamente fatto pressione sui nostri team per mesi affinché censurassero i contenuti sul COVID-19, inclusi umorismo e satira, e hanno creato molta frustrazione nei nostri team quando non eravamo d’accordo. Alla fine, è stata la NOSTRA decisione se rimuovere o meno i contenuti, e noi ci occupiamo delle nostre decisioni, inclusi i cambiamenti correlati al COVID-19 che abbiamo apportato al nostro incarico in seguito a questa pressione. Credo che la pressione del governo sia stata forte e mi dispiace che non siamo stati più espliciti al riguardo. Penso che abbiamo fatto delle scelte che, con il senno di poi e nuove informazioni, non faremmo oggi. come ho detto al mio team all’epoca, sono fermamente convinto che non dovremmo compromettere i nostri standard sui contenuti a causa della pressione di qualsiasi amministrazione in nessuna direzione, e siamo pronti a reagire se qualcosa del genere dovesse accadere di nuovo.

Oltre alla moderazione dei contenuti, voglio affrontare i contributi che ho fornito durante l’ultimo ciclo presidenziale per supportare l’infrastruttura elettorale. L’idea qui era di garantire che le giurisdizioni elettorali locali in tutto il paese avessero le risorse necessarie per aiutare le persone a votare in sicurezza durante una pandemia globale. Ho fornito questi contributi tramite la Chan Zuckerberg Initiative. Sono stati progettati per essere non partigiani e distribuiti tra comunità urbane, rurali e suburbane. Tuttavia, nonostante le analisi che ho visto dimostrino il contrario, so che alcune persone credono che questo lavoro abbia avvantaggiato un partito rispetto all’altro. Il mio obiettivo è essere neutrale e non svolgere un ruolo in un modo o nell’altro, o anche solo sembrare di svolgere un ruolo. Quindi non ho intenzione di fornire un contributo simile in questo ciclo”.

Insomma su Facebook ha ceduto alle pressioni censurando gli utenti e le informazioni anche se veritiere.

Puente su Open: i fact-checkers non c’entrano con la censura

Intervento immediato di David Puente che dalle pagine di Open cerca goffamente di lavarsene le mani: “Noi non rimuoviamo i post da su Facebook “, scrive:

I fact-checker non sono responsabili della rimozione dei contenuti, contrariamente a quanto affermano certi ambienti

Open è partner di Meta per la lotta contro la disinformazione dal 12 ottobre 2021. Durante la pandemia di Covid-19, il nostro lavoro è stato svolto in maniera del tutto indipendente, senza alcuna interferenza o richiesta da parte di enti governativi o autorità pubbliche o private di altro genere.

Come già chiarito più volte in passato, i fact-checkers non rimuovono contenuti. Questo è spiegato chiaramente da Meta nell’area dedicata al programma di fact-checking indipendente: «I fact-checkers non rimuovono contenuti, account né Pagine dalle nostre app. Meta rimuove i contenuti che violano gli Standard della community, che prescindono dal nostro programma di fact-checking». Ecco perché la rimozione dei contenuti relativi alla Covid-19, citata nella lettera di Mark Zuckerberg alla Commissione giustizia della Camera, non può in alcun modo essere collegata al lavoro svolto dai fact-checkers”.

Caro David Puente allora quale sarebbe il ruolo suo e dei suoi degni compagni sedicenti fact-checkers? Non è forse quello di segnalare, spesso sulla base di opinioni personali, la non veridicità delle notizie pubblicate su Facebook? Open non è forse stata paladina del terrore Covid e della indispensabilità e bontà dei farmaci sperimentali definiti vaccini? Non ha forse contribuito a convincere le persone ad inocularsi una sostanza dagli effetti avversi sconosciuti che non preveniva né l’infezione né la trasmissione?

Non ha forse tentato in tutti i modi di screditare le opinioni scientifiche e gli studi di medici che avvertivano dei percoli? Non ha forse taciuto e sull’esistenza di terapie precoci che avrebbero salvato migliaia di vite, arrivando a denigrare i medici che le praticavano? I post con tali contenuti non sono forse stati rimossi da Facebook?

Certo poi materialmente i contenuti li rimuove Facebook, non i fact-checkers. Ma scrive ancora Zuckerberg:

“In una situazione separata, l’FBI ci ha avvertito di una potenziale operazione di disinformazione russa sulla

famiglia Biden e Burisma in vista delle elezioni del 2020. Ciò nonostante, quando abbiamo visto un reportage scandaloso di New York su accuse di corruzione che coinvolgevano la famiglia del candidato presidenziale democratico Joe Biden, abbiamo inviato la storia ai fact-checker per la revisione e l’abbiamo temporaneamente declassata in attesa di una risposta. Da allora è stato reso noto che il reportage non era disinformazione russa e, a posteriori, non avremmo dovuto declassare la storia. Abbiamo modificato le politiche e le procedure OUT per assicurarci che ciò non accada di nuovo, ad esempio non declassiamo più temporaneamente le cose negli Stati Uniti mentre aspettiamo fact-checker”.

Quindi Facebook ha chiesto ai fact-checkers di esprimersi e loro non sono stati in grado di dare una risposta? Ovvero hanno dato questa risposta con molto ritardo? Eppure non c’era nulla da verificare, i contenuti del laptop di Hunter Biden erano più che espliciti ed era chiarissimo che non si trattava di fake news, perché i fact-checkers non lo hanno dichiarato con immediatezza?

Lettera di Zuckerberg sulla censura di Facebook - 1
Lettera di Zuckerberg sulla censura di Facebook – 1
Lettera di Zuckerberg sulla censura di Facebook - 2
Lettera di Zuckerberg sulla censura di Facebook – 2

“A Viso scoperto” va in onda tutte le sere, dal lunedì al venerdì, alle 23.00, in replica il giorno successivo alle ore 11.00 escluso il sabato mattina. Contatti: avisoscoperto@radioroma.it

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