Ricordate la celebre parabola del Vangelo il cui insegnamento, in estrema sintesi, recitava che “gli ultimi saranno i primi”? Lasciando da parte gli aspetti più spirituali e religiosi, c’è chi sostiene che la grandezza di un popolo si misuri anche o soprattutto da come vengono trattati gli ultimi. E anche qui non sembra andare molto bene se applichiamo queste chiavi di lettura alla nostra quotidianità: quanto la società contemporanea rimane ancora indifferente di fronte agli orrori e alle traversie che capitano agli ultimi?
Il verdetto rischia di rivelarsi a dir poco disarmante e le conferme arrivano del resto anche dall’attualità di tutti i giorni: alle classiche categorie di poveri e senza tetto – italiani o stranieri poco importa – negli ultimi tempi si sono aggiunti i rappresentanti di molte fragilità come i disoccupati o le persone che svolgono un lavoro precario o sottopagato, i pensionati e i disabili. E poi ci sono i detenuti, che tra gli “ultimi” sono forse i meno considerati perchè confinati in un mondo a parte, quello delle carceri, e perchè sono comunque considerati come dei reietti dai cittadini.
Lontana dai riflettori della ribalta, la vita dei reclusi dietro le sbarre è molto difficile perchè si scontra continuamente con le inefficienze e i problemi del sistema penitenziario italiano. E uno dei campanelli d’allarme più gravi è rappresentato dalla piaga dei suicidi. Da inizio 2024, i tentati suicidi e i suicidi effettivi nelle nostre carceri hanno raggiunto livelli spaventosi: ai 58 suicidi commessi da detenuti e ai 6 compiuti da guardie carcerarie, si aggiungtono almeno 580 tentativi di suicidio. E’ sempre più lampante come il sistema carcerario non sia in grado di riabilitare i detenuti all’interno della società, ed evidentemente allontanando quest’ultima anche da chi all’interno delle carceri vi lavora. Una gigantesca gabbia di leoni in cui violenza e gerarchia regnano sovrane.
Un grido di disperazione, un campanello d’allarme che nasce dalla condizione di totale abbandono in cui vegeta da troppi anni il sistema penitenziario italiano. La punta dell’iceberg di un’emergenza ormai cronica è rappresentata dalla piaga del sovraffollamento, problema che periodicamente fa capolino nel dibattito politico italiano e che ha spinto il Governo Meloni a varare poco prima di ferragosto un provvedimento urgente: il decreto-legge “Carcere Sicuro”, già bollato come inefficace dall’opposizione, dovrebbe tentare di ridimensionare un fenomeno ormai fuori controllo, almeno secondo le statistiche che evidenziano negli istituti previdenziali italiani un indice di sovraffolamento pari al 135%. Intanto, però, l’assenza di spazi vitali nelle celle, insieme al caldo di questo periodo e al crescente livello di tensione che si respira nelle prigioni italiane ha fatto scoppiare in molti istituti focolai di rivolta che rappresentano l’ennesima conferma di una situazione complessa e potenzialmente esplosiva.
In questa puntata di Extra, il programma di approfondimento con Claudio Micalizio in onda ogni giorno su Radio Roma News, facciamo il punto su quest’ennesima emergenza carceraria con Rachele Stroppa di Antigone, l’associazione che da anni si batte per il rispetto dei diritti dei detenuti.