Per la sanità laziale non c’è solo l’emergenza dei lavoratori sotto organico, dei reparti in difficoltà organizzativa o della carenza di posti letto e, ancora, delle liste d’attesa extra large. A questi problemi che riguardano buona parte del sistema sanitario nazionale, si aggiunge la crisi della Fondazione Santa Lucia di Roma che è esplosa nelle ultime settimane e che rappresenta un vulnus pericoloso per l’offerta ospedaliera e riabilitativa di tutto il territorio laziale.
L’istituto da oltre 60 anni si occupa di trattamenti di neuroriabilitazione e nelle ricerche scientifiche legate alle neuroscienze: nonostante rappresenti uno dei fiori all’occhiello della sanità privata italiana, la struttura rischia ora di chiudere definitivamente i battenti, provocando il licenziamento di un migliaio di lavoratori, a causa di un debito di 300 milioni di euro.
Per i sindacati anche questa nuova crisi parte da lontano e avrebbe potuto essere gestita prima. Per cercare di risollevare le sorti della struttura, Regione Lazio ha già proposto di avviare una collaborazione tra pubblico e privato che potrà garantire un mantenimento dei livelli occupazionali e salariali, nonché la qualità dei servizi erogati. In una recente riunione al Ministero dell’Industria e del Made in Italy, lo scorso 6 agosto, il governatore Francesc Rcca ha ribadito come la struttura rappresenti una priorità a livello amministrativo proponendo quindi la formazione di un consiglio di amministrazione straordinario che coordinerà la struttura, in caso la famiglia Amadio (proprietaria del Santa Lucia), approvi la partnership tra pubblico e privato per risollevare le sorti della Fondazione.
Da parte loro i sindacati sono preoccupati: nel chiedere alla direzione sanitaria della struttura il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e salariali, i rappresentanti dei lavoratori vorrebbero un’accelerazione nella vertenza verso la proposta caldeggiata dal Governo e dalla Regione ma chiedono, al contempo, che qualunque intervento di salvataggio non cambi la vocazione no-profit della Fondazione che ne ha sempre caratterizzato tutte le attività.