I cosiddetti vaccini Covid sono stati prodotti da società interne all’apparato militare statunitense e non dalle multinazionali farmaceutiche? Il sospetto è stato sollevato durante un convegno da un’ex ricercatrice che ha lavorato con big pharma, Alexandra Latypova. Cosa c’è di vero nelle sue dichiarazioni? Ne discutiamo a “Camelot – una tavola rotonda per la Verità” con l’avvocato Andrea Oddo mettendo insieme una serie di tasselli.
Uno di questi è il verbale di una riunione del comitato tecnico scientifico datata 5 marzo 2020 dove viene presentato dall’allora ministro della Salute Roberto Speranza un generale della Nato (l’Organizzazione del patto Atlantico). Nel verbale si legge che la trasmissione dei documenti del cts avverà per il tramite del punto Nato UEO del DPC (il comitato per le politiche digitali, una divisione della Nato competente ad operare nel settore informatico e digitale). Perché i documenti del cts dovevano passare per il filtro della Nato?
Il verbale del cts del 5 marzo 2020
Perché non è mai stato chiarito se sulla composizione di questi cosiddetti vaccini esiste il segreto militare?
Secondo l’avvocato Oddo la risposta a questi dubbi potrebbe spiegare perché l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, nel corso di un giudizio dinanzi al Tar Lazio, abbia dichiarato di non possedere la documentazione su efficacia e sicurezza di questi preparati. “Aifa non poteva fare una simile dichiarazione perché i suoi database sono collegati a quelli dell’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali“, ha chiarito l’avvocato Oddo.
Su tutto l’affare dei vaccini Covid c’è un oscuramento ad ogni livello. La circostanza che l’esercito USA abbia prodotto questi farmaci e non le multinazionali potrebbe spiegare le diverse censure della verità? A Camelot solleviamo interrogativi e dubbi, che sono essenziali per lo spirito critico e per chi ricerca costantemente la verità.