Ministero della Giustizia, il cambio di appalto che fa infuriare lavoratori e sindacati
Ospite in collegamento a Non solo Roma: Fabrizio Maramieri, segretario “Fiom Cgil”
Il nostro complesso sistema giudiziario, quello che immaginiamo caratterizzato da fogli, faldoni, scaffali colmi di documentazione (spesso incomprensibile a chi non è del mestiere), ha alla base il lavoro minuzioso e attento di tanti professionisti.
Immaginate chi, ogni giorno, si occupa di gestire la documentazione degli atti processuali della Procura e del Tribunale: un lavoro che richiede indubbiamente una certa etica, professionalità, diligenza. E ora immaginate anche chi fa questo lavoro da circa vent’anni e subisce improvvisamente un brusco cambiamento: c’è stato un cambio di appalto del Ministero della Giustizia che, a quanto pare, peggiora drasticamente le condizioni lavorative di molti. Nello specifico parliamo di addetti di Lazio, Umbria e Toscana che, lo scorso 22 luglio, si sono riuniti in presidio davanti alla “cittadella giudiziaria” di piazzale Clodio a Roma. Con loro le principali sigle sindacali che hanno indetto la mobilitazione: Cgil, Fiom Cgil, Fp Cgil e Nidil Cgil di Roma e Lazio.
Facciamo un piccolo passo indietro: già dal 30 giugno, quando è cessato l’appalto precedente, sono iniziati ad emergere diversi problemi. La nuova azienda appaltatrice vuole, infatti, applicare un contratto collettivo nazionale meno favorevole. Si parla di part-time forzati e contratti a tempo determinato; anche i lavoratori in somministrazione sono in una posizione incerta, poiché le loro agenzie avevano contratti con le precedenti aziende.
Attualmente, 40 dipendenti in Lazio, Umbria e Toscana, di cui 17 a Roma, sono in ferie obbligatorie. Ma questo non è solo un problema per i lavoratori, ma per gli stessi cittadini: attività giudiziarie ferme da tre settimane, con processi che dovevano essere lavorati e che invece sono letteralmente bloccati.
I sindacati chiedono al Ministero della Giustizia di non affidare l’appalto a una società che punta solo al risparmio economico. Inoltre, sollecitano un tavolo di confronto per evitare altre esternalizzazioni e garantire la continuità lavorativa.