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“Pink Magazine Italia” nell’approfondimento settimanale a Non solo Roma

Influencer: dietro la maschera del successo

Ospite in collegamento a Non solo Roma: Cinzia Giorgio, direttrice di “Pink Magazine Italia

Studi sociologici hanno dimostrato che i grandi comunicatori/oratori che parlano alle masse, hanno bisogno di grandi platee. I grandi della storia, politici e leader, hanno utilizzato le piazze: gli influencer utilizzano i social. Ma gli influencer sono tutti uguali? In realtà no, perché pare che esistano varie tipologie che vanno dal macro influencer, ovvero una star della Rete che utilizza anche molto Youtube, al micro influencer che ha tra i 5 mila e i 10 mila followers grazie a contenuti accattivanti sulle principali piattaforme social.

Ma possiamo trovare anche il nano influencer e l’ambassador, cioè il portavoce di un marchio ben preciso. Generalmente, le influencers sono donne anche se, ultimamente, anche gli uomini stanno puntando su un lavoro di questo tipo. Quando parliamo di influencer, intendiamo una figura molto nota sui social network che, in virtù della propria popolarità, è capace di influenzare i comportamenti e le decisioni di un gruppo specifico di utenti.

Sul piano professionale, il ruolo dell’influencer gira intorno alle strategie di comunicazione e di marketing, meccanismi dai quali l’influencer trae guadagni, così come l’azienda che si promuove attraverso la sua figura.

Il loro ascendente va ben oltre la semplice vendita di prodotti, influenzando i valori, gli stili di vita e perfino l’identità di intere comunità online. Il loro ruolo nel modellare norme sociali e aspirazioni individuali solleva interrogativi sull’autenticità e sull’impatto a lungo termine che queste figure hanno sulla coesione sociale e sugli ideali collettivi. Un influencer solitamente realizza contenuti digitali, foto o video, attraverso i quali esprime alla propria comunità digitale un’opinione su argomenti di vario tipo. Il potere sociale, tuttavia, non risiede soltanto nella capacità di influenzare le decisioni di acquisto di uno o di un altro prodotto, quanto di offrire un modello di vita a tutti gli effetti spettacolarizzato.

Per mantenere e accrescere il proprio seguito l’influencer deve a rimanere in linea con le aspettative condivise dai suoi followers. In caso contrario, l’accordo tacito con i follower rischia di rompersi con un danno d’immagine dell’influencer.

Quando pensiamo alle tante influencer che circolano in Rete, immaginiamo persone libere di fare ciò che vogliono perché guadagnano. Pensiamo siano libere di dire tuto quello che pensano e molto altro, ma come in tutte le cose, c’è un prezzo da pagare. Le persone veramente libere non ricercano a tutti i costi visibilità e consenso, le persone libere stanno bene innanzitutto con se stesse, sono libere interiormente, non fanno una piega di fronte ad una critica spiacevole e si oppongono ai diktat del sistema quando è il caso. E, soprattutto, non hanno bisogno di raccontarlo agli altri.

Si crede che coprendo le fragilità col rumore dello spettacolo e abbagliandole con le luci dei riflettori si possano mettere a tacere. Assolutamente falso. Per capirsi occorre ascoltarsi e per ascoltarsi occorre fare silenzio e stare da soli . Una cosa che, al solo pensiero, terrorizza la stragrande maggioranza dei persone di oggi. Perchè fare questo significa fare un’autocritica di cui molti hanno paura del risultato finale. Perchè non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere. Per questo i mondo delle influencer è fragile come un cristallo e il caso Ferragni ne è la dimostrazione, seppur tutto sia venuto giù per problemi economici e di pubblicità fasulla.

La Rete, con la sua velocità di diffusione, sembra promettere grandi cose: soldi, fama, visibilità, viaggi. Ma questo è come il velo di Maya: una volta squarciato vediamo la verità dietro. In una società che viaggia a ritmi serrati e che punta tutto sulla materialità, è semplice come uno schiocco di dita che un’attività come l’influencer possa svanire da un momento all’altro.

Sicuramente arriverà dell’altro ma, nel frattempo, i caduti saranno tanti. Basta anche un messaggio sbagliato, una pubblicità che dice il falso o una notizia falsa sulla vita di una persona per far terminare tutto. Però, se accumulare followers la prima volta è semplice come altrettanto semplice è perderli, molto difficile è recuperarli. Per questo, tale tipo di attività andrebbe monitorata e non pubblicizzata come il lavoro che ti cambia la vita. Ci saranno sempre nuove influencer che prenderanno il posto di altre. E il potere delle donne, la loro creatività, il loro ingegno e il loro essere multitasking non può essere misurato da un numero: quello dei followers.

La Globalizzazione va di moda

Globalizzazione e moda. Le sfilate della primavera-estate ci mostrano ciò che molti giornali hanno definito come: “Il maschio è in crisi anche nella moda…” oppure “L’uomo in gonna!”. Come se in questo ci fosse qualcosa di rivoluzionario, di mai visto prima, mentre  in realtà c’è un persistente ritorno all’antico. Dopo aver rivisitato gli ultimi due secoli non si poteva che guardare al passato più remoto.

L’unica cosa, forse, che oggi possiamo considerare nuova è la tendenza a superare il dualismo di identità, pertanto, avremo sempre più contaminazioni fra maschile e femminile, donne in pantaloni e uomini in gonna sono soltanto una conseguenza.

Come si dice niente di nuovo sotto al cielo,  semplicemente, un ritorno ad antiche mode. Fin dai tempi degli assiri, dei babilonesi, degli egizi gli uomini indossavano tuniche; i  greci e i romani indossavano i pepli  e le toghe sapientemente drappeggiati sui fianchi e sulle spalle; i cinesi e i giapponesi i loro meravigliosi kimono magistralmente ricamati e dipinti.

Un po’ di storia.

Alla fine del Seicento abbiamo visto perfino le rhingrave, in pratica delle mutande che si stringevano con una coulisse a formare un volant sopra al ginocchio, molto usati dalla nobiltà dell’epoca; poi i kilt scozzesi, inventati nei primi anni ’30 del Settecento da un quacchero tedesco trasferitosi nelle Highland, è divenuti una tradizione tipica; originariamente il kilt era un rettangolo di tessuto che si arrotolava sui fianchi come una gonna femminile e si portava sulla spalla a mo’ di cappa il tessuto eccedente.

Un ritorno al mondo antico in tempi recenti nei quali tutto sembra correre verso una trasformazione epocale, ma in realtà, percorre strade già note. Insomma, come sempre è una questione culturale, l’unica cosa che dobbiamo salvare è il buon gusto per non cadere nel grottesco.

Tutti i libri di Rory Gilmore

Rory Gilmore. Appoggiata al tronco di un albero. Seduta su una panchina, sul letto in camera sua. O ancora mentre cammina per strada, tiene tra le mani un libro e il suo sguardo segue parola per parola. E così, ecco tutti gli spettatori osservare la copertina, non sempre leggibile. Mentre delle volte parla soltanto dei libri e degli autori che legge. Bene, sta di fatto, che Gilmore Girls non sarebbe la stessa serie senza i libri di Rory.

Gilmore Girl (in italia come Una mamma per amica) è una serie televisiva americana creata da Amy Sherman-Palladino e interpretata da Lauren Graham (Lorelai Gilmore) e Alexis Bledel (Rory Gilmore). Lo show ha debuttato il 5 ottobre 2000 su The WB ed è diventata una serie di punta per la rete. Una mamma per amica è andata in onda per sette stagioni, l’ultima stagione è passata alla CW e si è conclusa il 15 maggio 2007.

Lorelai Leigh “Rory” Gilmore è la coprotagonista della serie televisiva WB/CW Gilmore Girls interpretata da Alexis Bledel. È comparsa per la prima volta nell’episodio pilota della serie nel 2000 ed è apparsa in ogni episodio fino al finale della serie nel 2007. La performance di Bledel nello show le è valsa un Young Artist Award, un Family Television Award e due Teen Choice Awards. Ha anche ricevuto nomination per un ALMA Award, un Satellite Award e un Saturn Award.

Rory è l’unica figlia di Lorelai Gilmore e la primogenita di Christopher Hayden. Dal momento che Lorelai ha dato alla luce Rory quando aveva solo sedici anni, le due sono più amiche che madre e figlia. Rory condivide i gusti di sua madre per il cibo spazzatura, il caffè, i film, la musica e molto altro. Ha trascorso i suoi primi mesi vivendo con sua madre nella villa dei nonni finché sua madre non è scappata. Per passare poi il resto della sua infanzia all’Independence Inn di Stars Hollow, dove Lorelai originariamente lavorava come domestica. Grazie alla tenacia della madre, Rory riuscirà ad andare a studiare a Yale, dove diventerà donna e giornalista.

Rory ama leggere ed è diventata il simbolo delle ragazze timide che amano i libri. Vediamo quali sono state le letture che hanno formato la sua coscienza critica.

I libri di Rory

Alcuni dei libri letti da Rory non sono stati tradotti in italiano. Tuttavia, siamo andati a cercare una lista dettagliata delle sue oltre 300 letture sul sito americano BuzzFeed.

L’elenco dettagliato qui.

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