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Superbonus, il Governo tira dritto: chi pagherà per il default di aziende e famiglie? – Extra – Lunedì 27 maggio 2024

Il cosiddetto “Decreto Stop Superbonus” è diventato legge e pone fine alla lunga querelle delle misure messe in campo durante il periodo più crotico della pandemia per rilanciare il settore edile e diventare terreno di un acceso scontro politico. Ma, dicono i rappresentanti delle imprese e delle famiglie danneggiate dal repentino cambio di politica economica dell’esecutivo, la nuova norma approvata pochi giorni fa affosserà definitivamente quanti hanno creduto nella legge e ora rischiano di andare in default soltanto perchè l’attuale esecutivo vuole cambiare le regole senza prima farsi carico delle condizioni economiche.

Alcune delle misure al suo interno erano già state preannunciate dal ministro Giorgetti, non senza polemiche perché non solo non sanavano le problematiche sorte negli ultimi mesi ma addirittura lasciavano al loro destino tutte le vittime della norma. In realtà il decreto introduce diverse novità importanti sui bonus casa in vigore: dal Superbonus al Simabonus al bonus Ristrutturazioni ed eliminazione delle barriere architettoniche.

Il testo approvato contiene modifiche importanti alle regole in vigore fino ad ora che avranno un notevole impatto sul settore edile: l’eliminazione (quasi totale) dell’opzione sconto in fattura e cessione del credito e la detrazione decennale retroattiva. Come annunciato nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia Giorgetti, il DL Superbonus introduce la detrazione obbligatoria in 10 anni, e non più i 4 precedentemente previsti, per le spese sostenute nel biennio 2024-2025.

Ciò vuol dire che le detrazioni Irpef maturate dal 1° gennaio 2024 andranno “spalmate” in un decennio, quindi con applicazione retroattiva. Tale regola vale sia per il Superbonus che per altri bonus casa come il Sismabonus e l’agevolazione per l’eliminazione delle barriere architettoniche. La retroattività della misura è uno dei punti più discussi del decreto e che sta suscitando le polemiche delle associazioni di categoria. Uno dei fronti su cui il decreto Superbonus insiste maggiormente è la restrizione delle ipotesi di applicazione dell’opzione sconto in fattura e cessione del credito.

All’articolo 1 del DDL di conversione del DL 39/2024 è vietato l’esercizio dell’opzione tra cessione e sconto in fattura, in alternativa alla detrazione fiscale, per: istituti autonomi case popolari cooperative di abitazione a proprietà indivisa. La norma, tuttavia, prevede alcune eccezioni limitatamente agli interventi realizzati nei comuni delle regioni colpite dagli eventi sismici a partire dal 2009 (ad esempio L’Aquila e Amatrice). La stessa norma esclude le deroghe precedentemente introdotte dal Dl n.11/2023 qualora non risultino spese documentate per i lavori eseguiti.

Per gli interventi per i quali, entro la data del 30 marzo 2024, non risultino spese e fatture, la deroga non si applica nei casi seguenti: interventi diversi da quelli effettuati dai condomini, interventi effettuati dai condomini, in caso di delibera assembleare di approvazione dei e presentazione della CILA, interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici con presentazione dell’istanza per il titolo abilitativo. Per tutte le aree colpite dal sisma viene creato un fondo ad hoc con lo stanziamento di 35 milioni di euro per il 2025; queste risorse finanziarie serviranno a coprire gli interventi legati al Superbonus su immobili danneggiati dagli eventi sismici verificatisi a partire da aprile 2009. Le regioni coinvolte sono Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.

Il decreto Superbonus prevede poi una deroga al blocco dello sconto in fattura e della cessione del credito per gli interventi realizzati nei territori colpiti dal terremoto nel limite di 400 milioni di euro, richiedibili per l’anno 2024; di questi circa 70 milioni di euro sono destinati agli eventi sismici del 6 aprile 2009. Banche, intermediari finanziari e imprese di assicurazioni non potranno più procedere alla compensazione dei crediti d’imposta derivanti dai bonus casa con i contributi previdenziali. Lo stop entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2025 e, in caso di violazione del termine, scatterà il recupero coatto delle somme indebitamente compensate e l’applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie.

Oltre al Superbonus, anche il bonus Ristrutturazioni avrà un ridimensionamento. Cambia l’aliquota detraibile nella Dichiarazione dei redditi: dal 50%, aliquota attualmente prevista, si scende dal 36% e al 30%. Il primo “taglio” entra in vigore a partire dal 1° gennaio 2028. Il bonus Ristrutturazioni resta al 50% fino al 31 dicembre 2024. Altra novità prevista nel decreto riguarda lo stanziamento di un fondo da 100 milioni di euro per il 2025 per le ONLUS. Il fondo ha lo scopo di riqualificare dal punto di vista energetico e strutturale gli enti del Terzo settore, quindi ONLUS, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale.

Ma quali effetti avranno queste novità su aziende edili, laboratori artigiani e famiglie rimaste impantanate nel pasticcio generato dal repentino cambio delle regole sul superbonus? In questa puntata di Extra Claudio Micalizio intervista Domenico Passarella, vicepresidente di Federedilizia.

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