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Extra – Puntata di Mercoledì 5 giugno 2024

Le chiamano periferie e, spesso, proprio il fatto di essere lontane dal centro le rendono terra di nessuno, dimenticate dalle istituzioni e spesso incapaci di garantire ai cittadini anche standard essenziali di vivibilià grazie a servizi pubblici basilari. Da Roma parte un progetto che, con i fondi del Pnrr, si propone di rigenerare questi quartieri favorendo uno sviluppo anche sociale ed economico di tutto il contesto urbano.

E l’iniziativa avviata nella capitale potrebbe fare scuola perché, se è vero che alla fine tutte le aree periferiche si assomigliano quanto meno perché devono fare i conti con problemi analoghi la cui soluzione, però, potrebbe rappresentare un importante volano di rinascita sul piano economico e sociale. Lo dice anche una relazione parlamentare del 2018 che ha analizzato la situazione delle periferie su più fronti, a cominciare da quello dell’ordine pubblico.

Lo Zen a Palermo, Scampia a Napoli, Corviale a Roma e le Dighe a Genova sono esempi emblematici di periferie italiane che, da nord a sud, ospitano e impiegano gran parte della popolazione del Paese. Queste aree marginali necessitano di “rigenerazione“, come è stato fatto in altre parti d’Europa. La Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sul degrado delle città e delle loro periferie qualche anno fa aveva suggerito l’implementazione di un grande progetto nazionale per affrontare i problemi di degrado, marginalità, disagio sociale, insicurezza e carenza di servizi che caratterizzano queste zone, creando preoccupazione per la sicurezza, l’ordine pubblico e l’integrazione degli stranieri.

Le periferie sono spesso teatro di illegalità, dalla presenza di clan criminali a discariche abusive e roghi di materiali tossici, rischiando di diventare luoghi di conflitti sociali tra italiani impoveriti e migranti. La Commissione, guidata da Andrea Causin, aveva lanciato un allarme dopo un anno di lavoro, concludendo che il rilancio delle periferie è essenziale per lo sviluppo delle città. Propone un aumento delle politiche residenziali pubbliche per risolvere la questione abitativa, evidenziando che 650mila famiglie sono in lista per un alloggio pubblico, mentre 49mila case sono occupate abusivamente, spesso copertura per attività criminali.

Il documento suggerisce l’adozione di strategie immediate per prevenire l’occupazione abusiva e spegnere i roghi tossici, enfatizzando la necessità di un controllo rigoroso delle aree a rischio. La Commissione evidenzia che le periferie rappresentano la vera natura delle città, colpite da longevità, crisi del ceto medio, multiculturalismo e disagio giovanile. L’83% degli abitanti delle città metropolitane vive in periferia, dove abitano oltre 17,4 milioni di persone, al di fuori dei centri storici.

La rigenerazione urbana, secondo la Commissione, richiede un progetto nazionale ispirato all’Agenda urbana europea, che promuova la qualità della vita, la sicurezza, l’inclusione sociale, l’accesso alla casa e la mobilità sostenibile. Suggerisce l’istituzione di un ente centrale per coordinare le politiche urbane e implementare una nuova legislazione per la gestione del territorio, favorendo la trasformazione e la rigenerazione urbana, anche attraverso incentivi edilizi e la ridistribuzione della rendita fondiaria urbana.

Inoltre, propone misure per risolvere l’abusivismo edilizio, come l’acquisizione e la demolizione degli immobili abusivi e il supporto alle famiglie senza alternative abitative. È urgente, secondo la Commissione, che il Parlamento e il Governo ridefiniscano un programma per l’edilizia residenziale pubblica e sociale, con nuovi finanziamenti e una legge quadro che fornisca linee guida omogenee. Per migliorare la sicurezza nelle periferie, suggerisce “patti di sicurezza” tra enti locali e Stato e politiche di inclusione per Rom e immigrati, promuovendo la legalità.

La Commissione invita a potenziare le scuole, ampliare i servizi educativi e coinvolgere le associazioni locali per favorire la rigenerazione delle periferie. I futuri interventi dovrebbero guardare all’Europa come modello, garantendo che le aree periferiche non adeguatamente servite non diventino focolai di degrado ambientale, criminalità e illegalità.

Come anticipato a Roma ci si sta già provando e l’obiettivo è riqualificare nel tempo l’intera capitale, partendo dalle periferie e dai quartieri che spesso devono fare i conti con degrado e criminalità. E’ la sfida che il Campidoglio vuole lanciare sfruttando i fondi del PNRR e che ruota attorno all’istituzione dei nuovi laboratori di quartiere: 6 quelli già attivi a Corviale, Tor Bella Monaca, Santa Maria della Pietà, Centocelle-Mistica, Quarticciolo e Bastogi.

Promosso da Roma Capitale e coordinato dalle Università Sapienza, Roma Tre e Luiss Guido Carli, il progetto ha lo scopo di contribuire alla rigenerazione urbana del territorio cittadino attraverso un modello di governance condivisa tra strutture centrali, dipartimenti e Municipi. Per gli esperti coinvolgere le comunità locali nella co-pianificazione e co-progettazione’ di un quartiere o di un’inera città permette di adottare scelte condivise e accettate ma soprattutto difese proprio da chi abita quei quartieri.

In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio fa il punto sullo stato di avanzamento dell’iniziativa raccogliendo il punto di vista di politici, amministratori e tecnici coinvolti nell’iniziativa capitolina: Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Ornella Segnalini, assessore ai lavori pubblici e alle infrastrutture di Roma Capitale, e Carlo Cellamare, coordinatore dei vari laboratori di quartiere.

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