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“Il Superbonus, ecco i costi e benefici”. Economista analizza pro e contro – Extra – Martedi 14 maggio 2024

Due giorni fa a Milano imprenditori e famiglie hanno protestato davanti alla sede della Lega, in via Bellerio, per chiedere le dimissioni del ministro dell’economia Giorgetti, la cui linea dura sul Superbonus 110% rischia di mandare in crisi migliaia di imprenditori che, dopo aver aderito al provvedimento varato dal Governo Conte nel 2020 per rilanciare il settore edile subido dopo i mesi più drammatici del lockdown, si sono visti cambiare le regole in corso d’opera e non hanno più potuto incassare i crediti fiscali che erano alla base del meccanismo e che, di fatto, permettevano ai proprietari degli immobili di avviare i lavori di ammodernamento senza pagare.

Coerentemente con quanto dichiarato sin dalla campagna elettorale che portò Giorgia Meloni al Governo, nel 2022, il ministro leghista ha subito congelato il provvedimento che definisce da sempre dannoso per i conti pubblici del paese. Il tema ora torna d’attualità nel pieno della corsa alle elezioni europee: Forza Italia, che da sempre è su posizioni meno intransigenti, nei giorni scorsi aveva chiesto di trovare una soluzione a decine di migliaia di imprese e di famiglie che rischiano di finire sul lastrico o di perdere la propria casa soltanto per essersi fidate di una legge dello stato mentre, nella coalizione, più defilata è sinora la linea della premier Meloni che, due anni fa, in quella campagna elettorale aveva promesso una soluzione a tutela dei cittadini.

Poi le cose sono andate diversamente e nelle ultime ore c’è stato un primo snodo importante: in Commissione Finanze sono stati esaminati degli emendamenti al Decreto legge Superbonus. Il testo proposto dal governo per estendere i crediti in 10 anni è stato approvato grazie al voto di Italia Viva, all’astensione del senatore delle Autonomie Pietro Patton e, soprattutto, di Forza Italia. Quest’ultimo partito ha espresso disappunto per la bocciatura dei suoi subemendamenti, che chiedevano di evitare la retroattività nel provvedimento sui crediti del Superbonus presentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Carlo Calenda di Azione ha avvertito Giancarlo Giorgetti che, sebbene lui sia contrario al Superbonus, l’emendamento retroattivo è problematico.

Il risultato del voto ha reso inutile la mossa tentata nel pomeriggio da Fratelli d’Italia (FdI), che aveva proposto di aumentare da 19 a 20 i senatori in Commissione Finanze, includendo Salvatore Sallemi della Commissione Giustizia, a causa del rischio per la maggioranza. Questa mossa, permessa dal regolamento, ha provocato la reazione furiosa delle opposizioni, con Partito Democratico (Pd) e Movimento 5 Stelle (M5S) che l’hanno definita una “forzatura”.

Dopo il voto, il presidente della Commissione Finanze, il leghista Massimo Garavaglia, ha dichiarato che l’emendamento del governo è passato grazie al voto del presidente e di Italia Viva, nonostante Forza Italia. Maurizio Gasparri di Forza Italia ha replicato che l’astensione non è un voto contrario.

Durante la discussione, il presidente di Forza Italia aveva minacciato il voto contrario del partito a causa della retroattività del provvedimento. Tuttavia, il motivo del cambiamento di voto è stato l’accordo di maggioranza sul rinvio della Sugar tax, contestata dagli imprenditori del settore. Il vice premier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha affermato che, sebbene la Sugar tax sia stata rinviata, il Superbonus con effetto retroattivo è rimasto, e ha espresso dispiacere per la bocciatura dei loro emendamenti.

Tuttavia, ha garantito che il partito sarà leale al governo in aula. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, si è dichiarato sereno e convinto della giustezza della misura, descrivendo il Superbonus come un provvedimento eccezionale per tempi eccezionali, paragonandolo a una “droga economica” da cui è necessario disintossicarsi, nonostante il dolore che questo comporta. Infine, Giuseppe Conte ha criticato duramente la situazione, definendola uno “spettacolo indegno” e accusando il governo di aver cambiato posizione su provvedimenti che loro stessi avevano approvato in passato, mettendo in difficoltà famiglie e imprese.

Ma mentre la politica discute e si scontra a suon di dichiarazioni che risentono, inevitabilmente, anche del clima elettorale, imprese e famiglie restano in mezzo al guado non avendo alcuna responsabilità. Il tutto nel disinteresse di buona parte della politica e persino dei media che non sembrano appassionati ad una vicenda che coinvolge decine di migliaia di cittadini e imprenditori a rischio fallimento.

Ma quanto questa misura è stata davvero dannosa per le finanze pubbliche? Anche su questo aspetto sinora non c’è stata chiarezza, al di là di alcuni studi realizzati da osservatori e società private. In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio chiede il parere del professor Enrico D’Elia, economista vice presidente di un organismo internazionale molto autorevole, il CERSTE ( Centre Europeen des Recherches socio-economiques, technologiques et environnementales).

 

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