Battuta d’arresto per le esportazioni delle aziende laziali. A
fotografare il trend è l’ultimo rapporto Intesa Sanpaolo che mostra
come nel 2023 le vendite all’estero siano diminuite dell’11%, portando
i ricavi sotto i 30 miliardi. Meno scambi verso Belgio, Germania,
Paesi Bassi e Stati Uniti. A pesare è però soprattutto il calo
fisiologico della farmaceutica, dopo il periodo pandemico che aveva
fatto da booster al settore che vale fino al 40% del totale delle
esportazioni: lo scorso anno ha chiuso con un – 9,2% rispetto al 2022.
«Non c’è da preoccuparsi – tranquillizza Marcello Cattani, presidente
di Farmindustria –. A provarlo la stabilità della forza lavoro e il
rimbalzo sopra al 4% del primo trimestre 2024. I fondi stanziati in
ricerca e sviluppo, secondi in Italia, serviranno a soddisfare la
domanda di antiaggreganti, vaccini, anticorpi monoclonali,
antinfiammatori, terapie oncologiche e rimedi a patologie infettive».
E come vanno gli altri due poli tecnologici del territorio? Flettono
ma resistono: si tratta dell’aerospaziale (che oggi vale 1,4 miliardi,
500 milioni in meno del 2022) e delle telecomunicazioni (scese da
oltre un miliardo a 981 milioni). «Colpa del caro bollette – spiega
Roberto Giacometti, direttore finanziario di Unidata, che eroga
servizi Internet –. I centri di elaborazione dati sono energivori e
dopo lo scoppio della guerra in Ucraina tutto il comparto si è
ingegnato per contenere i rincari. Noi ad esempio abbiamo rinegoziato
i contratti con i fornitori e compriamo energia verde certificata da
fuori». Battuta d’arresto anche per le ceramiche di Civita Castellana,
che si sono fermate a 115 milioni (-15 milioni). L’ortofrutta
dell’Agro Pontino invece ne ha guadagnati 24 salendo a 234 milioni,
nonostante la moria di kiwi, che ne ha dimezzato il raccolto.