Per trasportare la droga utilizzavano le scatole in latta con i gaz e la inserivano in torroncini al pistacchio tipici di Esfahan, una delle delizie della Persia. Poi chiedevano ad ignari turisti di trasportarle dall’aeroporto di Teheran a Roma, dove avrebbero incontrato un amico. I turisti accettavano, non sapendo che in questo modo diventavano corrieri della droga, rischiando il carcere. È così che un gruppo aveva messo in piedi un traffico internazionale di stupefacenti dall’Iran all’Italia di metanfetamine e oppio. Si tratta di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, arrestate dai carabinieri del nucleo investigativo Roma centro perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Roma centro, sono partite dall’arresto a giugno 2021 di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 grammi di shaboo; dopo una serie di pedinamenti e accertamenti informatici è emerso che l’uomo custodiva la droga per conto di un gruppo più strutturato, al cui vertice c’era un panettiere iraniano dalla doppia vita. L’uomo, in Italia da circa 25 anni, sfruttava i permessi lavorativi per dirigere da remoto il traffico, coordinando i galoppini e prendendo accordi con i fornitori di shaboo iraniani. A supportare il fornaio pusher era anche sua moglie, una donna iraniana.