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Disastro Amianto, 32 milioni di tonnellate da bonificare e indennizzi alle vittime a rilento – Extra – Mercoledì 20 marzo

Numeri certi non ci sono perché l’Italia non è mai riuscita neppure a concludere il censimento che avrebbe dovuto misurare quanto amianto è ancora presente negli edifici privati e nei luoghi pubblici del paese. Ci sono però stime che, come tali, possono essere fallaci ma che servono comunque a dare l’idea dell’emergenza: ogni giorno conviviamo inconsapevolmente con almeno 32 milioni di tonnellate di una sostanza cancerogena che, con il passare del tempo, non è affatto meno letale e che una legge nazionale ha messo al bando nel lontano 1992. Cioè 32 anni fa.

E, magra consolazione, non siamo gli unici messi male se è vero che anche altrove in Europa l’amianto continua a causare vittime, tanto che sono in programma nuove norme restrittive per agevolare le operazioni di bonifica e cercare di limitare le esposizioni. Purtroppo ogni anno si registra un allarmante aumento dei casi di mesotelioma e di altre patologie correlate all’amianto ma nessuno, tantomeno le istituzioni sanitarie, sembrano proeoccuparsi di una epidemia silenziosa come il killer che può uccidere anche dopo decenni di latenza.

E nel nostro caso la colpa è soltanto delle lungaggini, dei ritardi e dell’inefficenza del nostro paese. L’Italia è stata tra i primi stati a vietare l’uso dell’amianto con la legge 257/1992, anticipando persino la normativa europea. Tuttavia, i piani per la bonifica e la decontaminazione sono stati spesso trascurati anche perché, di fondo, sono stati compiuti anche alcuni clamorosi errori organizzativi come, per esempio, pensare che fosse possibile delegare ai singoli cittadini il compito di denunciare la presenza di tracce di amianto nelle loro proprietà quando spesso questo materiale è stato utilizzato per coinbentare muri, controsoffitti o tubature e dunque non è visibile a occhio nudo.

L’altro errore è invece storico ma forse, per questo, anche più comprensibile. Ancora in tempi recenti si è spesso dibattuto tra il diritto al lavoro e quello alla salute, come se si dovesse scegliere tra morire di fame o di malattia. Le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro sono spesso rimaste solo sulla carta, e anche le istituzioni, comprese le aziende di Stato, hanno violato tali norme.

Ma il periodo in cui si sono posti le basi per questa tragedia sanitaria va molto indietro nel tempo perchè, per decenni, questa sostanza è stata utilizzata ampiamente in ambito industriale e, appunto, edile approfittando della grandissima efficacia ma anche della sua convenienza economica: ma allora, forse, ancora non c’era una adeguata consapevolezza dei rischi che il suo utilizzo avrebbe comportato per la salute dei lavoratori ma anche di chi, banalmente, viveva con loro o abitava nelle vicinanze dei plessi produttivi.

Vecchi edifici come scuole, ospedali e acquedotti costruiti prima della legge del 1992 ancora contengono amianto, causando rischi per la salute. L’amianto è associato a malattie e morte, e il problema in Italia è aggravato dalle decisioni dettate dal profitto a discapito della vita umana: ci sono ancora enormi quantità di amianto in molti siti e questo ritardo nella bonifica si accompagna al ritardo nella diagnosi delle malattie correlate all’amianto, il cui numero è in continuo aumento. L’Osservatorio Nazionale Amianto, una delle realtà più autorevoli in Italia, stima migliaia di vittime nel 2022 e ancora lo scorso anno.

Le tragedie colpiscono non solo i malati (spesso ex lavoratori ma non necessariamente), ma pure le loro famiglie, che affrontano gravi conseguenze emotive e finanziarie nel tentativo di curare i propri cari. Una risposta politica è necessaria per affrontare la situazione, con interventi mirati alla bonifica, alla sorveglianza sanitaria e al risarcimento dei danni.

Attualmente, la maggior parte delle azioni è affidata alla magistratura, mentre la politica cerca di trarre vantaggio dalla situazione anziché affrontarla in modo efficace. È importante anche coinvolgere gli imprenditori e abbandonare l’atteggiamento negazionista. La battaglia contro l’amianto deve continuare, sia nelle aule dei tribunali che attraverso azioni preventive e di bonifica, fino a quando sarà necessario.

In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio porta alla luce un’altra anomalia tutta italiana: oltre ai ritardi nella messa al bando e nella bonifica, continuano a esserci incomprensibili difficoltà burocratiche che si frappongono tra i cittadini e il loro diritto di vedersi indennizzati per le conseguenze provocate dall’amianto su lavoratori e loro famiglie. Per non parlare delle problematiche che incontrano in sede giudiziaria quanti ricorrono alle vie legali per vedersi riconosciuto un diritto che in realtà non è ancora garantito. Con noi in collegamento Maura Crudeli, presidente Nazionale di Aiea (Associazione Italiana Esposti Amianto).

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