Una storia che arriva da Frosinone la prima di cui parliamo a Connection con Revenge Porn e sostituzione di persona, questa l’accusa mossa verso un uomo di 46 anni da una donna sposata e con la quale aveva iniziato una relazione amorosa.
La donna di Ceccano, dopo qualche tempo, aveva deciso di interrompere il rapporto con l’amante ma l’uomo non ne voleva sapere e così, per vendicarsi, spacciandosi per la donna aveva creato su Facebook un falso profilo.
Una volta creato il profilo ha proposto incontri a luci rosse e inviato al marito della donna – tramite WhatsApp – video e foto della donna in momenti intimi.
Il processo contro l’uomo per Revenge Porn
L’udienza è stata fissata per il 6 giugno e l’uomo, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato anche il mandante di un tentato incendio vicino alla casa della vittima ai danni della sua auto. In questo caso l’uomo avrebbe ingaggiato due persone per far appiccare il fuoco.
La confessione e la denuncia per Revenge Porn
La donna avrebbe raccontato la verità al marito confessando che si sarebbe trattato di un momento di leggerezza. L’imprenditore che è stato rinviato a giudizio ha chiesto di poter patteggiare.
Sarà il giudice per le udienze preliminari a decidere se accogliere o meno questo rito alternativo, sentito anche il pubblico ministero con il quale la parte dovrà “concordare” la pena. I complici dell’incendio sono stati identificati e accusati di danneggiamento.
La seconda storia di oggi vede protagonista una mamma che ha preso a schiaffi la figlia di 12 anni sorpresa a postare sui social foto erotiche.
Se una madre schiaffeggia la figlia dodicenne per aver postato foto troppo scoperte sui social inviate poi a un ragazzo più grande di lei non è reato. Così hanno stabilito i giudici della prima sezione collegiale di Roma, assolvendo la donna dall’accusa di maltrattamenti in famiglia.
La madre che schiaffeggia la figlia per foto osè sui social
La vicenda risale a otto anni fa. Nel corso del processo, la ragazza, divenuta nel frattempo maggiorenne, ha ridimensionato e giustificato il comportamento della mamma, sostenendo che forse anche lei avrebbe fatto la stessa cosa se si fosse trovata nella sua situazione. La mancanza di una denuncia di parte per lesioni ha contribuito alla decisione presa.
La sentenza finale
La donna non è stata completamente scagionata. Nello stesso processo è stata condannata per maltrattamenti in famiglia per altre occasioni e non solo nei confronti della figlia ma anche ai danni della madre anziana.
Secondo gli esperti la sentenza riconosce il diritto dei genitori di educare i figli e di correggerli ma sottolinea come la violenza, anche se minima, non sia mai un metodo educativo efficace e possa causare danni psicologici.
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