I dati statistici non mancano e per la verità in certi casi sono anche contraddittorie. Ma un dato è certo: i popoli più fortunati possono contare su un’eccedenza di cibo che forse permetterebbe di ridurre in grande parte la piaga della fame nel mondo che, nonostante gli sforzi e la sensibilizzazione culturale, ancora oggi ammorba centinaia di milioni di persone.
L’italia non fa eccezione, come conferma la grande quantità di cibo che famiglie e imprese gettano nella spazzatura mentre c’è chi, vivendo in condizioni di indigenza, fatica a mettere insieme il pranzo con la cena: ogni giorno, ogni italiano getta 75 grammi di cibo, con la prospettiva che nel 2024 questo valore possa salire a 81 grammi al giorno, corrispondente a un aumento dell’8%.
Dopo un periodo di crescita positiva, nel 2023 si registra un aumento dei dati relativi allo spreco alimentare in Italia. Queste informazioni emergono dal Rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International, presentato durante la Giornata nazionale della prevenzione. Le famiglie senza figli e i consumatori con reddito più basso sono i principali responsabili di questo aumento, fenomeno più marcato nel Sud rispetto al Nord del Paese.
Questo comporta non solo un aumento dei rifiuti e un impatto sul riscaldamento globale, ma anche un significativo spreco economico, che ammonta a oltre 13 miliardi di euro all’anno, di cui il 50% è attribuibile al consumo domestico.
Questo spreco alimentare non solo impatta sull’ambiente ma anche sulla qualità della vita, con il 10% della popolazione che ammette di lottare per arrivare a fine mese e un aumento del 280% dell’insicurezza alimentare nelle fasce più deboli della società. Le persone sono costrette a fare scelte alimentari meno salutari e a basso costo per sopravvivere, aumentando ulteriormente il ciclo dello spreco e dei disagi economici e sanitari.
Per fortuna però qualcosa sta cambiando, e la rivoluzione culturale diventa più facile sfruttando i provvedimenti di legge: l’Italia per esempio già dal 2016 con la cosiddetta legge Gadda si è data regole precise per definire modalità, tempi e procedure per cedere il cibo in eccesso che altrimenti le catene distributive, le attività di ristorazione o le stesse aziende produttrici di alimenti freschi avbrebbero continuato a smaltire. Il resto lo ha fatto la tecnologia con un alcune applicazioni che hanno facilitato la vita a consumatori e imprenditori.
Too Good To Go, per esempio, è un’applicazione rivoluzionaria che per combattere lo spreco alimentare mette in contatto chi ha un’eccedenza di cibo con chi invece vorrebbe comprare prodotti di qualità ma non può permetterselo per motivi economici. Con oltre 7,5 milioni di utenti in Italia, l’app si concentra si rivolge anche agli operatori della filiera alimentare dove si stima avvenga il 18% di tutti gli sprechi, offrendo alle aziende alimentari la possibilità di ridurli e valorizzare il cibo salvato. Questa iniziativa permette alle aziende di inserire prodotti perfettamente buoni ma che non possono essere venduti nei negozi a causa di motivi operativi o errori di previsione o etichettatura, all’interno del cosiddetto Box Dispensa.
Questi box, proposti agli utenti a prezzi scontati, sono disponibili nella nuova sezione “Consegna” dell’app Too Good To Go e possono essere ritirati presso punti di raccolta designati. Grazie a questa soluzione innovativa, i prodotti vengono raggruppati e confezionati in box contenenti una vasta gamma di alimenti che possono essere facilmente conservati a temperatura ambiente per lunghi periodi, tra cui pasta, riso, pane, condimenti, snack dolci e salati, carni e pesci in scatola, prodotti per la colazione, cereali, bevande, e molto altro ancora.
Un’esperienza inedita e virtuosa che anche in Italia sta prendendo piede e di cui Claudio Micalizio parla, in questa puntata di Extra, con Mirco Cerisola, Country Director di Too Good to Go.