C’è una azienda, Ater, che è in crisi e i cantieri per ristrutturazione ed efficientamento energetico aperti grazie a fondi ordinari restano bloccati. Si aspettavano lavori finanziati con 52 milioni di euro, stanziati nella prima tranche di 6 lotti per cappotti termici, impianti fotovoltaici e per nuovi infissi. Lavori che servono per migliorare la vita dei cittadini, ma anche per rivalutare gli immobili alleggerendone i costi (un risparmio di 15 milioni di Kw/h) che Ater, con un buco di 1,6 miliardi nel bilancio, non riesce a più a sostenere. «È tutto inspiegabilmente fermo», dice Massimiliano Valeriani, consigliere Pd in Regione ed ex assessore alle Politiche abitative nella giunta Zingaretti. «E parliamo di cantieri già aperti e risorse stanziate per interventi nelle periferie, con valore non solo di recupero degli immobili, ma anche di rigenerazione urbana. Mi chiedo – continua Valeriani – perché non si portino avanti interventi così importanti anziché fare tanto clamore sulla gestione delle case popolari: ora Ater e Regione non sono in grado di gestire una graduatoria, si rischierebbero disservizi e confusione, meglio affidare il patrimonio al Comune. Ater è un’azienda ferma, vive un momento difficile. Ma più che altro sui cantieri aperti manca l’input politico a proseguire».