Guai a derubricarla ad una semplice guerra di poltrone, come aveva ipotizzato qualche giorno fa in una trasmissione televisiva anche il Presidente del consiglio, Giorgia Meloni, annunciando in diretta nazionale la politica dell’amichettismo. Ma la querelle esplosa dopo la nomina di Luca De Fusco a direttore generale del Teatro di Roma sembra essere rientrata proprio dopo che, dal Ministero della Cultura, è arrivata la conferma che sarà possibile creare una figura omologa anche se con deleghe di carattere più artistico.
La conferma è arrivata lo scorso fine settimana ma, dopo il duro scontro verbale, già da qualche ora si era iniziato a intuire che la situazione fosse in via di risoluzione: e i toni erano stati abbassati proprio poiché, in modo non esplicito, si stava lavorando per garantire un equilibrio tra le parti coinvolte. Tutto era deflagrato quando i rappresentanti del Ministero della Cultura e della Regione Lazio avevano nominato Luca De Fusco a capo della poltrona dirigenziale più direttore generale del Teatro di Roma, una decisione che non era stata accolta favorevolmente dal Campidoglio.
Una questione di metodo e non una contrarietà nel merito del valore professionista del regista 66enne che era stato nominato durante l’ultimo consiglio di amministrazione della Fondazione: il Comune di Roma, che pure ha un peso predominante anche in ambito economico e nel budget della struttura, avrebbe gradito un maggior confronto politico e la possibilità di avanzare una propria candidatura. Il confronto non c’era stato e così, dopo l’ufficializzazione della nomina, era esplosa la protesta con il Campidoglio che, in quanto proprietario di vari teatri, aveva addirittura minacciato di ritirarsi dalla stessa.
La svolta venerdì scorso, quando una telefonata tra le parti ha permesso di risolvere la situazione già esplosa in una vera e prpria bagarre mediatica. Si è optato per una duplicazione dei ruoli, seguendo l’esempio di altri contesti simili, al fine di evitare insoddisfazioni: quella del direttore artistico e quella del direttore generale, quest’ultimo con compiti esclusivamente manageriali.
De Fusco manterrà così il ruolo di direttore artistico dei vari teatri. Il nome del futuro direttore generale è rimasto segreto fino a oggi, quando il sindaco Roberto Gualtieri ha confermato che verrà apportata una modifica allo statuto per permettere la nomina di entrambi i direttori. Gualtieri ha anche respinto le accuse di un accordo politico per evitare conflitti, sottolineando che si è lavorato per trovare una soluzione che rispettasse gli interessi del Teatro di Roma e di tutte le parti coinvolte.
Se dunque la decisione salomonica sembra aver riportato un po’ di serenità in seno alla fondazione, la bagarre politica non sembra de tutto sopita e i toni più critici arrivano proprio dal centro-destra: Fabrizio Santori, deputato di Lega Nord e capogruppo in consigio comunale, accusa senza mezzi termini la giunta e il Pd di aver inscenato la protesta solo per portare a casa un incarico in più. E ospite di Claudio Micalizio, nella puntata odierna di Extra, l’esponente di spicco del Carroccio rivela per quale motivo reputi un errore la decisione di moltiplicare le poltrone e al contrario auspichi un netto cambio di passo nella gestione delle comparto.