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Nel 2023 oltre 1400 scioperi, soprattutto nei trasporti: perché cosi tante proteste? – Extra – Mercoledì 24 gennaio 2024

Anno nuovo, abitudini vecchie: mercoledì 24 gennaio è andato in scena il primo sciopero dei trasporti del 2024 ma l’ennesimo se andiamo a ritroso nel tempo.

Proclamata dalle sigle sindacali di base, la protesta ha avuto portata nazionale ed ha riguardato le 24 ore al netto ovviamente delle fasce di garanzia previste per legge: alla base della mobilitazione, proclamata da Cub Trasporti, Cobas Lavoro Privato, Adl Cobas, Usb Sgb, la richiesta di aumenti salariali dignitosi, migliori condizioni di lavoro, il blocco delle privatizzazioni nel settore dei trasporti e la tutela delle salute e della sicurezza dei lavoratori ma, di riflesso, anche degli utenti. Alta l’adesione anche  se, tutto sommato, i disagi per i cittadini sono stati contenuti.

Contrariamente a quanto accaduto sul finire dello scorso anno, però, la convocazione di questa giornata di sciopero non è stata accolta dalle polemiche che avevano acceso il dibattito nei mesi scorsi con anche l’intervento del ministro delle infrastrutture Salvini per precettare i lavoratori e ridimensionare le ore di astensione dal servizio. Eppure sulla carta i disagi per questo primo sciopero dell’anno avrebbero interessato l’intera giornata: perché, allora, questa volta l’esecutivo non ha voluto reiterare le misure già adottate tra mille polemiche nei mesi scorsi?

Dubbi a parte, la protesta delle scorse ore ha riacceso anche il dibattito sull’opportunità e soprattutto sull’efficacia dello sciopero come forma di lotta sindacale. Anche perché nel nostro paese l’astensione del lavoro viene spesso praticata nel contesto delle vertenze sindacali e l’ultimo anno non ha fatto eccezione: secondo quanto riportato dalla Commissione di garanzia, nel corso del 2023 si sono verificati 1.421 scioperi, di cui 231 sono stati preceduti da interventi preventivi e delibere, mentre 469 scioperi sono stati revocati.

Tanti ma comunque meno rispetto a quanto accaduto nei dodici mesi precedenti: nel 2022, invece, si erano registrati 1.518 scioperi, con 299 interventi preventivi e delibere e 515 revocazioni. In particolare, nel periodo tra ottobre e dicembre del 2023, escludendo gli scioperi revocati, si sono contati 135 scioperi locali e nazionali, di cui 57 tenuti di venerdì, 56 di lunedì e 10 nei giorni immediatamente precedenti o successivi ai ponti dell’Immacolata e di Ognissanti.

Sempre secondo i dati ufficiali del Garante per gli scioperi, di questi 135 iniziative di protesta ben 123 sono stati organizzate in concomitanza con giorni festivi. Il settore maggiormente coinvolto dagli scioperi risulta essere quello del trasporto pubblico, sia a livello locale che nazionale. Ma le motivazioni degli scioperi sono state molteplici e non sempre strettamente legate ai diritti dei lavoratori: in passato, le richieste avanzate durante le proteste hanno incluso, per esempio, il blocco delle spese militari, la riforma della scuola e una nuova politica energetica senza l’utilizzo di rigassificatori.

Ed è variegata anche la geologicazione di questi scioperi. Alcune città hanno fatto registrare una frequenza particolarmente elevata di scioperi nel trasporto pubblico, con una preferenza per il venerdì (aspetto, questo, strumentalizzato politicamente e da una parte della stampa che vede in questa abitudine un espediente per consentire ai lavoratori di godere di un giorno in più di ferie da abbinare al weekend). A Roma si è verificato in media uno sciopero al mese e comunque qui approdano sotto forma di comizi e manifestazioni sindacali anche molte proteste territoriali o di categoria che pur non interessando direttamente la città hanno comunque un impatto sul traffico già abitualmente caotico.

Nel corso del 2023, gli scioperi del trasporto pubblico sono stati organizzati venerdì 17 febbraio, mercoledì 8 marzo (contro la violenza e le discriminazioni di genere), martedì 2 maggio,  venerdì 26 maggio, venerdì 7 luglio, lunedì 24 luglio, venerdì 8 settembre, venerdì 29 settembre e lunedì 9 ottobre, quando le iniziali 24 ore di sciopero indette dall’Usb sono diventate quattro a causa di una precettazione firmata da Salvini: il sindacato allora aveva posticipato la protesta di 10 giorni, trasformandola in un’ampia mobilitazione a favore del diritto allo sciopero nei servizi pubblici essenziali con Cgil e Uil che hanno organizzato lo sciopero del 17 novembre come forma di protesta contro le decisioni del governo Meloni riguardanti il lavoro e la Finanziaria, chiedendo un aumento dei salari, una maggiore tutela dei diritti e il contrasto al deterioramento delle condizioni economiche dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani.

Ma chi decide se uno sciopero è legittimo? Il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione, che stabilisce che esso deve essere esercitato nel rispetto delle leggi. Sebbene la legge del 1990 abbia definito i limiti di tale diritto, la Corte Costituzionale ha dovuto intervenire più volte tra il 1960 e il 1983 per stabilire che l’organizzazione e la partecipazione a uno sciopero non costituiscono reato a meno che non mirino a sovvertire l’ordine costituzionale o a impedire il libero esercizio dei poteri dello Stato. La legge del 1990 ha inoltre istituito la Commissione di vigilanza per garantire il rispetto delle norme, composta da cinque membri nominati su indicazione dei presidenti della Camera e del Senato e con il parere preventivo della Commissione di garanzia.

Resta il dubbio che molti si pongono, anche semplicemente a livello di chiacchiera da bar: perchè ci sono così tanti scioperi nel settore dei trasporti e siamo sicuri che questa forma di protesta sia ancora efficace? Temi che in questa puntata di Extra Claudio Micalizio affronta con Antonio Amoroso, segretario nazionale di Cub Trasporti che è uno dei principali sindacati di categoria e ha indetto proprio il primo sciopero dell’anno.

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