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Sisma 2016, il Governo taglia gli sgravi. “Commercio a rischio ad Amatrice e limitrofi” – Extra – Mercoledì 17 gennaio 2024

Cosa permette ad un’attività commerciale di restare aperta e continuare a offrire i propri prodotti ai clienti? Detta così, la domanda suona persino banale: deve esserci un’utenza potenzialmente interessata a fare acquisti. Ma se il territorio ove il negozio o la bottega operano è ancora in gran parte disabitato o vive comunque tra mille disagi perchè reduce dagli effetti di un terremoto, cosa succede?

Ne sanno qualcosa i commercianti che hanno deciso di continuare a lavorare ad Amatrice e negli altri centri interessati dal drammatico sisma che nel 2016 provocò 299 morti e diversi feriti tra il Lazio e le altre regioni del centro Italia: a 7 anni di distanza, non tutte le macerie sono scomparse e i lavori della riscostruzione procedono molto a rilento. Si stima che siano oltre 12mila le famiglie ancora fuori dalle loro case e del resto in molti edifici manca ancora la corrente elettrica.

In queste condizioni è pressochè impossibile riuscire a mantenere aperta un’attività commerciale e chi lo fa sicuramente è spinto da spirito di servizio e non certo da bramosia di ricchezza. Per fortuna negli ultimi anni decine di commercianti hanno potuto beneficiare dei provvedimenti introdotti con la Zona Franca Urbana, un pacchetto di agevolazione di natura fiscale che ha contribuito ad aiutare le imprese del territorio altrimenti destinate alla chiusura. Ora però quel provvedimento rischia di non essere più finanziato: il capitolo di spesa non è stato inserito nella manovra finanziaria recentemente approvata dal parlamento e c’è il rischio che non compaia neppure tra le misure inserite nel decreto Milleproroghe che, come ogni anno, permette di approvare in extremis misure a rischio scadenza.

Per questo motivo i rappresentanti delle associazioni di categoria chiedono alla politica di fare presto: finché la ricostruzione non sarà ultimata, il territorio interessato dal cratere sismico non potrà tornare a vivere appieno e anche le attività locali ne risentiranno. Ma a che punto è la ricostruzione? In realtà lo scenario è desolante e poche settimane fa anche il commissario straordinario Castelli ha dovuto prenderne atto annunciando, tra l’altro, un cambio di strategia proprio per provare ad accelerare il percorso.

Le decisioni prese nelle ultime Cabine di coordinamento indicano una volontà di superare la fase di progettazione e concentrarsi sull’accelerazione della ricostruzione. Il prossimo anno vedrà l’affidamento di circa 1500 opere pubbliche per un valore di 1,1 miliardi di euro.

In arrivo anche nuove regole e nuove scadenze. Per quanto riguarda le domande di contributo per il ripristino o la ricostruzione di edifici danneggiati, sono stati stabiliti nuovi termini. Per edifici senza assistenza abitativa, il termine è il 31 dicembre 2024, mentre per edifici con assistenza abitativa, il termine è il 30 giugno 2024. La mancata presentazione entro questi termini comporta la sospensione o cessazione delle misure agevolative.

Per i nuclei familiari che al momento del sisma erano in affitto o in comodato gratuito, il contributo di assistenza abitativa (Cas) sarà corrisposto fino al 31 marzo 2024. Dopo questa data, per i nuclei assegnatari di una Soluzione Abitativa di Emergenza (Sae) o altre soluzioni, sarà applicato un canone ridotto.

Si introduce anche una nuova disciplina per la trasformazione definitiva delle delocalizzazioni temporanee. I proprietari di immobili danneggiati possono richiedere la trasformazione definitiva della struttura temporanea, con obblighi specifici.

Ulteriori sei anni sono concessi per le attività produttive commerciali temporanee, e viene prorogato il regime transitorio del sistema di qualificazione per le Stazioni appaltanti del cratere.

Infine, la Legge di Bilancio prevede uno stanziamento di 17 Questi provvedimenti mirano a sostenere e accelerare il processo di ricostruzione che passa anche attraverso risposte più immediate da parte della pubblica amministrazione oggi ingolfata dalle richieste e affossata dalle lungaggini della burocrazia.

Se dunque i rappresentanti delle associazioni di categoria sperano che nell’immediato ci sia un rifinanziamento della Zona Franca Urbana, i sindaci sperano che finalmente qualcosa si sblocchi sul fronte della ricostruzione perché a rischio c’è la tenuta sociale e la sorpravvivenza di molte comunità i cui cittadini si sono trasferiti altrove e non torneranno a vivere nei comuni colpiti dal sisma fino a quando la ricostruzione non sarà compiuta definitivamente.

in questa puntata di Extra, Claudio Micalizio incontra Leonardo Tosti, presidente di Confcommercio Lazio Nord.

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