La polemica è esplosa nel corso delle ultime festività natalizie e ha avuto il suo epicentro a Roma: il Codacons, combattiva associazione dei consumatori, ha denunciato l’aumento dei prezzi in alcune sale cinematografiche della capitale riaccendendo una polemica che spesso torna alla ribalta a livello nazionale.
Davvero il costo del biglietto per vedere al cinema un film è troppo caro? Una parte degli spettatori e del mondo dei media ne è convinto e, anzi, attribuisce ai caro prezzi una delle principali cause della crisi nel settore cinematografico italiano, fenomeno che perdura da molti anni. Difficile anche stabilire una media su scala nazionale: a seconda della località e del tipo di sala (multiplex o cinema autonomo) il biglietto singolo può costare tra le 4 e le 12 euro ma senza tenere conto di tutte le promozioni e le agevolazioni che molti esercenti propongono durante la settimana e a seconda delle fasce orarie.
Se teniamo per buona questa quotazione, però, scopriamo che il costo del biglietto non è di per se così esoso a livello europeo. O almeno aveva sentenziato in questi termini uno studio della Deutsche Bank che, nel 2017, aveva confrontato i prezzi in 47 città rappresentative di vari paesi: andare al cinema a Milano (la città presa a campione per l’Italia) all’epoca richiedeva 9,22 dollari, a Zurigo il doppio (18$) contro i 15,7$ di Tokyo, New York (15,6$), Sydney (15,1$), Londra (14,9$), Parigi (11,6 $), Berlino (10,6 $) e Madrid (9,9 $). Certo, da allora è passato qualche anno e soprattutto è intervenuto il Covid a mettere in ginocchio il settore, con le limitazioni introdotte dalle autorità sanitarie per evitare la diffusione del virus: le sale sono rimaste chiuse per mesi e che si è sopravvissuto al fallimento ha dovuto faticare un po’ per riuscire a risalire la china.
E pur essendo, oggettivamente, tra le forme di divertimento meno onerose, in molti sostengono che il prezzo del biglietto sia eccessivo e la polemica è tornata in auge anche in queste feste di Natale. ANEC Lazio, che rappresenta oltre il 95% delle sale cinematografiche di Roma e del Lazio, esprime disaccordo rispetto alle affermazioni diffuse dal Codacons: secondo il Presidente Carlo Rienzi ci sarebbe stato un aumento del 12,5% sui prezzi dei biglietti rispetto al 2021, indicando questi “costi proibitivi” come causa della diminuzione degli spettatori e dei danni al settore cinematografico.
Di parere opposto il Presidente della sigla che raggruppa gli esercenti delle sale cinematografiche: per Leandro Pesci, nonostante l’aumento delle materie prime e dei tassi d’interesse, i prezzi nei cinema di Roma offrono diverse opportunità dinamiche e articolate in base al tipo di utente, ai giorni e agli orari degli spettacoli e che sono le aziende che negli ultimi tempi hanno investito in ristrutturazioni complete delle sale, migliorando tecnologie e comfort, ad applicare prezzi di ingresso superiori alla media. “Ma l’offerta è così ampia da promuovere la concorrenza e favorire i consumatori”, dice il presidente di Anec.
Ma allora perché calano gli spettatori in sala? Gli esperti ipotizzano più spiegazioni: se spesso c’è un problema di offerta (mancano cioè titoli in grado di attirare il grande pubblico perché non sempre le proposte italiane e internazionali ingolfano i botteghini), è innegabile come il rito del cinema patisca anche il crescente ricorso ad una fruizione domestica tramite servizi di streaming come Netflix e Amazon Prime che uniscono una vasta gamma di contenuti a prezzi accessibili alla possibilità di non dover neppure uscire di casa e anche questo aspetto ha portato ad una percezione dei costi del cinema come eccessivi rispetto alle alternative domestiche.
In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio intervista proprio Leandro Pesci, presidente di ANEC.