“Disagio sociale: dal bullismo al codice rosso”, il convegno organizzato da SIDI
Ospite in collegamento Roberto Giuliano, sociologo e presidente del “Sindacato Italiano Diritti Invalidi”
Si è tenuto la settimana scorsa nella Capitale il convegno “Disagio sociale: dal Bullismo al Codice rosso”, organizzato dal Sindacato italiano per i diritti degli invalidi (Sidi) in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. L’incontro si è tenuto presso la sede dell’associazione di categoria e ha visto diversi interventi, tra cui il presidente del sindacato, Roberto Giuliano, che ha sottolineato come la disabilità non è relegata puramente a una questione fisica ma anche cognitiva.
“Certi fenomeni dipendono dai problemi cognitivi che i ragazzi vivono all’interno delle famiglie e lo sviluppo di alcuni drammi può arrivare anche ad atti violenti – afferma Roberto Giuliano – come associazione di disabili contrastiamo molti casi di bullismo, ma nello stesso tempo consideriamo il bullo vittima stessa, perché dietro c’è sempre un ragazzo che va aiutato a capire la sensibilità del dolore che può provocare con le sue azioni”.
Sono intervenuti anche Nicola Franco, presidente del VI Municipio; Carmelo Mandalari, coordinatore dell’Osservatorio sul bullismo e il disagio giovanile del Creg; Romano Amato, Politiche sociali VI Municipio; la professoressa Rosaria Alvaro, prorettore all’innovazione sociale dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata; Luca Gaspari, ricercatore dell’Università di Roma-Tor Vergata; Maura Ianni, docente di Psicologia generale presso l’Università di Tor Vergata; Daniela Pavoncello, psicologa e ricercatrice dell’Inapp e Marco Bartorelli di Konsumer italia.
“È fondamentale capire come approcciarsi a questi ragazzi, soprattutto durante l’adolescenza; – ha spiegato Roberto Giuliano – gli adulti devono impostare un dialogo con loro, parlare è la chiave. Spesso chi è vittima di bullismo non ne parla con i propri genitori anche e soprattutto per vergogna, ma è qui che bisogna intervenire: molti casi possono sfociare in eventi drammatici, la cronaca ce lo ricorda bene”.
Strettamente correlato al contesto familiare è poi la questione violenza di genere: come ha spiegato l’esperto, infatti, molti soggetti violenti lo sono proprio perché hanno vissuto in un ambiente che potrebbe averli resi tali: “Uomini e donne che hanno atteggiamenti aggressivi nei confronti del proprio partner possono aver avuto un’infanzia difficile, chiaramente non è sempre così ma anche in questo caso è importantissimo capire come sono cresciuti e quali valori sono stati loro impartiti”.
Ultimo, ma non per importanza, il peso del digitale: “Questi ragazzi sono come disumanizzati, – ha concluso Giuliano – rimane da capire se la causa possono essere anche i social network dove tutto è alla portata di tutto. Video, foto, contenuti anche molto intimi possono arrivare praticamente ovunque e considerate che lì restano. Massima attenzione dunque anche a questo aspetto”.