Termovalorizzatore, il Comune di Albano vuole mettere in crisi il bando
Ospite in collegamento Marco Alteri, portavoce “Rete tutela Roma sud”
Il Comune di Albano vuole mettere in crisi il bando di Gualtieri. La regione Lazio, infatti, dovrà misurare l’inquinamento nell’area della discarica di Roncigliano, zona a ridosso del terreno acquistato da AMA per il termovalorizzatore di Roma.
Se risultasse inquinato dovrà decretarne l’inedificabilità fino al completo risanamento.
Ma facciamo un piccolo passo indietro: le rilevazioni effettuate nell’area della discarica di Roncigliano evidenziano da circa 15 anni un grave inquinamento, soprattutto della falda idrica, che costringe gli abitanti ad essere riforniti tramite autobotte.
Cosa ci dice la normativa in questo caso? La legge regionale n.13/2019, per affrontare il problema delle aree inquinate, ha introdotto una serie di strumenti tesi a superare i limiti del testo unico per l’ambiente, in particolare: stabilisce un termine entro cui realizzare un piano di risanamento (5 anni rinnovabili solo una volta); dispone il divieto di costruire nuovi impianti inquinanti, per non aumentare i veleni nell’area a rischio ambientale.
L’individuazione della suddetta area ad elevato rischio di crisi ambientale avviene con delibera della giunta regionale, su istanza degli enti locali interessati.
Ebbene, il Consiglio Comunale di Albano ha approvato all’unanimità un ordine del giorno per richiedere alla Regione Lazio l’avvio del risanamento dell’area. Richiesta supportata dalle associazioni della Rete con oltre 600 firme.
Adesso cosa succede dunque? “La Regione deve effettuare tramite ARPA ed ERAS tutti i rilievi per verificare il rischio ambientale dell’area. – ha spiegato Marco Alteri – Se il terreno sarà incluso nell’area a rischio ambientale, verrà confermata la scelta sbagliata del Commissario straordinario Gualtieri, che ha addirittura modificato la mappa delle aree idonee per questo tipo di impianti, e la costruzione sarà bloccata, così come la riapertura della discarica o la riattivazione del TMB”.
“Se il terreno non fosse inquinato e lo diventerà a seguito della costruzione dell’inceneritore, – ha continuato Alteri – non ci saranno dubbi sulla causa e sarà possibile chiedere un risarcimento fino a farlo chiudere”.
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Ma c’è anche un altro punto su cui si sta focalizzando l’attenzione di Rete tutela Roma Sud: “Le nostre associazioni si chiedono se l’ISPRA sia veramente indipendente. – ha concluso Alteri –
Oggi infatti presenta un rapporto che promuove gli inceneritori insieme a Utilitalia, l’associazione che rappresenta gli interessi di chi li gestisce. Si tratta di una commistione pericolosa, che pone domande anche sull’attendibilità dei controlli effettuati dalle ARPA regionali, coordinate dalla stessa ISPRA. Abbiamo scritto ai principali enti di ricerca italiani per denunciare la cosa”.
Qui il rapporto: “Rifiuti in Italia“