Come abbiamo potuto credere e obbedire a regole, spesso insensate, imposte durante la cosiddetta psicopandemia da Covid-19? Siamo forse stati – chi più, chi meno – sottoposti a ipnosi di massa? Sono domande che sorgono spontanee a distanza di anni dall’introduzione delle discusse imposizioni pandemiche.
Le restrizioni psicopandemiche
Ripercorriamo quelle più illogiche. Venne istituito il coprifuoco, una misura tipica dei tempi di guerra. Del resto i media parlavano di “guerra al virus”, senza però dare spazio ai più coraggiosi “soldati”: i medici che curavano a casa, nella maggior parte dei casi somministrando banali farmaci anti infiammatori. Qual era poi la ratio sanitaria del divieto di circolazione nelle fasce orarie serali e notturne?
Le norme più folli le hanno subite sicuramente ristoratori e proprietari di bar e attività commerciali. Su tutte quella secondo cui era possibile prendere un caffè seduti al tavolino, ma non al banco. Misteri della fede o della scienza dei virologi da salotto televisivo!
Poi c’è il lockdown che meriterebbe un capitolo a parte! Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che sia stata una misura inutile e dannosa. Paesi che non lo hanno adottato, come la Svezia, hanno avuto un numero di decessi inferiore e curva epidemiologica analoga a quelli che hanno chiuso le attività commerciali con grave danno per l’economia nazionale.
Il governo Conte divise l’Italia a colori, dalla zona rossa a quella bianca, a seconda della curva epidemiologica, basata esclusivamente sul numero dei tamponi positivi, quindi senza tener conto che tra i positivi vi fossero anche persone asintomatiche. Per non parlare poi del fatto che il test PCR, secondo il suo inventore, il premio Nobel Kary Mullis, non avrebbe mai dovuto essere utilizzato per finalità diagnostiche.
A un certo punto, sempre con il governo Conte, vennero vietati gli spostamente da una provincia ad un’altra con effetti paradossali: chi abitava in una città confinante con un’altra regione non poteva andare in un centro abitato limitofo della regione confinante, mentre era possibile fare molti chilometri per spostarsi nella stessa provincia.
Non è andata meglio con l’arrivo di Mario Draghi, autore di alcune delle più incredibili falsità della storia repubblicana. “Il green pass è garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose” e la tristemente famosa: “non ti vaccini, ti ammali e muori, contagi e fai morire”: due frasi, rivelatesi non solo false, ma anche generatrici di paura. Ecco tutta la comunicazione e l’informazione relativa al Covid si è fondata sulla paura.
Il periodo cosiddetto pandemico va analizzato a mente lucida, i tempi sono maturi per farlo. All’inizio dell’emergenza sanitaria i media ripetevano in cantilena e come una voce sola lo slogan: “la nuova normalità”. A mente lucida e a distanza di tempo appare evidente che molto di quanto accaduto non sia stato affatto normale, né tanto meno razionale. Lo abbiamo fatto noi di Camelot, nella nostra Tavola rotonda del mercoledì sera (in onda ogni mercoledì alle ore 21.30 sul canale 14 del digitale terrestre nel Lazio e sul canale 222 nel resto d’Italia).
Tecniche di ipnosi di massa
Secodo la dottoressa Elisa Tognocchi, psicologa specializzata in ipnosi, tutto è stato possibile perché frutto di tecniche di ipnosi di massa veicolate attraverso i mass media.
“La reiterazione di parole chiave (contagi, Covid, distanziamento sociale, Sars Cov-2) ha permesso che le persone si focalizzassero su un unico stimolo necessario per portarle a una sorta di trance. Tutto doveva essere concentrato sul virus”. Questo è il meccanismo principale che ha permesso che le persone accettassero anche le restrizioni più folli.
Inquietanti similitudini con il nazismo?
Secondo la psicologa Luisa Benedetti ci sono inquietanti similitudini con quanto accaduto durante il nazismo. “Questo non significa che tutti i medici sono criminali”, ha precisato la dottoressa intervenuta nella tavola rotonda di Camelot. “Significa che l’essere umano è manipolabile. Il nazismo non si è concentrato inizialmente sugli ebrei, ma sui bambini disabili e poi sugli adulti disabili e sui pazienti psichiatrici, infine anche sui dissidenti. Tutte queste persone sono state sedate e portate alla morte, veniva utilizzata la morfina. Con il Comitato nazionale psicologi stiamo assistendo i familiari delle persone decedute nelle strutture ospedaliere. Da nord a sud il loro racconto è sempre lo stesso: i loro familiari all’ingresso in ospedale sono stati sedati”. In alte dosi, come quelle ricevute in alcuni casi e denunciato di familiari, i farmaci psichiatrici conducono alla morte.
Il meccanismo di giustificazione (“sediamo i pazienti per protocollo perché sono agitati oppure perché il personale è poco e il numero dei pazienti è elevato”) ha consentito ai medici di mettere la coscienza a posto anche dinanzi a possibili omicidi? È l’interrogativo emerso nel corso della puntata di Camelot e su cui la magistratura dovrebbe indagare e la popolazione prendere coscienza il prima possibile.