Fiorucci in crisi, partita la procedura per 200 licenziamenti tra Pomezia e Parma
Ospite in collegamento Carla Ciocci, responsabile UGL Agroalimentare
È scattata il 27 novembre scorso la procedura di mobilità per i 216 lavoratori dei salumifici Fiorucci. La manovra era nell’aria e si era palesata quando, lo scorso agosto, l’azienda era passata di proprietà dalla multinazionale messicana Sigma Alimentos a due fondi, il tedesco Navigator Group e l’irlandese White Park Capital.
I due stabilimenti coinvolti al momento sono quello romano di Pomezia, con 200 esuberi, e quello di Parma con 16 esuberi. Il management della società ha informato i sindacati della ristrutturazione soltanto quattro giorni prima.
“Il piano – si legge in una nota dell’azienda – prevede una serie di azioni volte alla crescita di Fiorucci sia sul mercato italiano sia in quello internazionale, con un particolare focus su Paesi chiave come Germania, Austria, Francia e Uk. L’obiettivo è di raggiungere un aumento di fatturato del 20% e soprattutto un ritorno alla redditività media del settore”.
I sindacati si dicono preoccupati, in particolare, per il ricorso al contoterzismo, e contestano le cifre del piano di rilancio, che l’azienda ha fissato in 30 milioni in 6 anni, a fronte di 9 milioni all’anno di risparmi ottenuti con il solo licenziamento dei lavoratori. “L’azienda – si legge in una nota congiunta di Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil – ha rappresentato in modo incompleto le azioni che intende mettere in atto per rilanciare le produzioni e per incrementare le quote di mercato Fiorucci in Italia e all’estero, con l’obiettivo di invertire una tendenza negativa che si protrae da oltre un decennio”.
Guarda anche: Ex Alitalia, ancora licenziamenti: procedure al via per 2.700 addetti (VIDEO)