L’esclusione della Capitale dalla corsa per organizzare Expo 2030 sta sollevando molte polemiche: ha vinto Riad o ha perso Roma?
È un successo dell’Arabia Saudita, a conferma di come la potenza petrolifera di quel quadrante del mondo voglia sempre più affacciarsi sugli scenari internazionali o ha perso l’Italia e la sua capacità seduttiva, organizzativa e diplomatica?
All’indomani della mancata assegnazione di Expo 2030 il dibattito politico e mediatico gravita torno a questo incrocio di interrogativi: di certo il piazzamento che vede la capitale all’ultimo posto nella classifica per l’assegnazione dell’esposizione universale che si terrà tra sette anni è un risultato che alla vigilia nessuno avrebbe mai voluto immaginare.
E invece è andata male e oggi, mentre ancora ci si lecca le ferite per l’occasione mancata, ci si interroga sulle responsabilità di un flop che ora si accompagna all’inevitabile scambio di accuse e all’altrettanto consueto scaricabarile di responsabilità. E’ una sconfitta su cui il Campidoglio aveva investito molte aspettative nei sui primi due anni di mandato oppure è un k.o. per tutte le istituzioni, dal governo alla regione Lazio che pure avrebbero dovuto contribuire a tessere le trame per accaparrarsi i consensi dei giurati del BIE?
Di certo l’esperienza parigina è stata amara per il sindaco Gualtieri, rimasto pressochè solo negli ultimi giorni della competizione dopo il forfait di Meloni e Rocca che non hanno fatto neppure fatto le valige così da far presagire che per l’Italia non ci sarebbe stato nulla da festeggiare.
E qui vai con polemiche e recriminazioni: Riad del resto il successo se lo era intestato già da mesi, con una massiccia campagna di promozione di immagine e turistica che dava per scontata l’assegnazione dell’expo già sulle maglie della Roma giallorossa mentre da giorni in molte città europee circolano autobus griffati con la promozione dello stato arabo. Il marketing, si sa, deve correre e a volte si assume una buona dose di rischi ma c’è anche chi ipotizza che forse, sotto sotto, tutto era già stato deciso da tempo e sottobanco…
Polemiche e ferite a parte, ora le associazioni di categoria chiedono al Campidoglio di non vanificare gli sforzi fatti negli ultimi due anni e andare avanti con le opere i progetti in programma. E’ una sfida possibile? In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio ne parla con Natale di Cola, segretario generale CGIL Roma e Lazio.