La politica evita accuratamente il discorso ma anche i giornali, e persino quelli sempre alla ricerca di scandali e denunce, non ne parlano più.
Il Covid, i morti, i mesi di restrizioni imposti tra lockdown e misure di contenimento, le vaccinazioni con la promessa di immunità che invece non c’è stata e poi i malati e le vittime per gli effetti avversi che però, ad oggi, nessuno vuole neanche verificare con opportuni accertamenti: è come se, a distanza di tre anni dall’inizio di tutto, la pandemia non fosse mai esistita quasi in un percorso di rimozione collettiva di quanto accaduto in uno dei periodi più drammatici della storia recente dell’umanità.
Eppure ce ne sarebbero di aspetti ancora poco chiari da indagare per capire se tutto sia stato gestito in modo opportuno o se, come molti ormai sostengono anche con la conferma di recenti ricerche scientifiche, siano stati compiuti degli errori e, soprattutto, perché. Se il silenzio post-Covid può essere terapeutico dopo mesi di costante paura complici gli allarmismi di istituzioni e stampa, c’è chi invece non può accettare che il paese volti pagina troppo in fretta e sono coloro che, in quel drammatico periodo, hanno perso i propri cari: i parenti delle vittime del Covid hanno bisogno di risposte per poter andare avanti, poter dare una spiegazione alla scomparsa di un congiunto e provare così ad accettare l’accaduto ed elaborare il lutto. Un bisogno individuale che però farebbe bene anche all’intero paese, ai suoi cittadini ma persino alle istituzioni e, in fondo, anche alla scienza stessa che troppe volte, durante la pandemia – come è emerso anche da alcune successive inchieste giudiziarie e giornalistiche -, è parsa “tirata per la giacchetta” da chi sembrava interessato a mantenere misure restrittive evocando scenari apocalittici che oggi, con il senno del poi, sembrano immotivati.
Perché alla data del 31 maggio 2023, quando l’Oms ha ufficialmente decretato la fine della pandemia, l’Italia era tra i paesi con più morti in rapporto alla popolazione e alla diffusione del virus? Le nostre 190.517 vittime sono state uccise “solo” dal virus o da altre patologie precedenti e magari già gravi per la salute del paziente? Oppure sono morte, più banalmente, per cure non appropriate o per veri e propri episodi di malasanità? Domande legittime che ogni familiare vorrebbe sentire porre a politici e medici per poter rispondere alla propria rabbia e al proprio dolore. E invece di questi temi oggi in Italia non si parla: ci sono delle inchieste della magistratura che vanno avanti nel disinteresse collettivo e ci sono pure i tentativi della politica di costituire una commissione parlamentare di inchiesta su cui però già si litiga per definirne ambiti e limiti di intervento.
Ma chi ha perso un parente durante il Covid ha diritto di avere risposte, anche solo per mettersi il cuore in pace e, in fondo, aiutare questo paese a capire come comportarsi se mai dovesse ripresentarsi un’altra emergenza: capire quali errori sono stati fatti, prenderne consapevolezza, potrebbe aiutarci a evitare di farli di nuovo.
In questa puntata di Exra parliamo di un caso che nel 2021 fece molto discutere: ospite di Claudio Micalizio, Simonetta Filippini ci ricorderà quanto accaduto a lei e a suo marito, Enzo Galli, durante un viaggio in India dove avrebbero dovuto completare l’adozione della loro bambina. Una grande gioia che si infrange però contro il virus: la donna si ammala di Covid, viene ricoverata in un ospedale a New Dheli ma per aiutarla a rientrare in Italia parte una gara di solidarietà che consentirà ai coniugi di potersi pagare un volo sanitario. Tornati nel nostro paese, anche l’uomo risulta positivo al tampone ma i coniugi Galli sono fiduciosi perchè, nonostante la malattia, il peggio sembra passato, dopo aver visto con i propri occhi la situazione indiana: hanno fiducia nella sanità italiana e invece le cose precipitano e dopo mesi di agonia Enzo muore. Oggi sua moglie Simonetta vuole verità e giustizia: l’uomo è morto per il virus o, più tristemente, per malasanità?