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Cinzia Giorgio di Pink Magazine Italia a Non solo Roma – Puntata di Giovedì 16 Novembre 2023

Diabete, quanto ne sappiamo?

Ospite in collegamento Cinzia Giorgio, direttrice di “Pink Magazine Italia

La Giornata Mondiale del Diabete si festeggia il 14 novembre e Pink Magazine offre una lettura davvero interessante in merito: parliamo di un estratto inserito nella raccolta di racconti “Il diabete in poche parole – Quaranta autori senza nome” , selezionati in un concorso letterario indetto dalla Federazione Nazionale Diabete Giovanile.

Non c’è la certezza dell’attendibilità storica della vicenda, eppure sembra davvero verosimile. Il racconto in questione si intitola “Il cercatore di libri”. Nel 1998 il professor Joshua Holmes, docente di patologia medica dell’Università di Cambridge, ricevette un plico proveniente dalla biblioteca del Cairo: conteneva un manoscritto e una lettera del suo amico Nagdi Jandaiy.

Il manoscritto era datato 1508 e portava la firma di Lorenzo Bovolenta. Era stato rinvenuto a Venezia nella tipografia di Aldo Manuzio, un personaggio straordinario considerato il primo editore dell’epoca moderna. Il testo descrive proprio una malattia che al tempo era sconosciuta, ma per decifrarlo furono impiegati dieci mesi.

Descriveva la breve vita del migliore amico di Lorenzo Bovolenta, un certo Duccio Bastianelli di Arezzo. Il suo aspetto, la sua grande bellezza, la sua ricchezza d’animo, la sua scelta particolare del mestiere errante di “cercatore di libri” nei monasteri d’Italia, la sua inspiegabile malattia e la sua repentina morte, a 31 anni.

Nel novembre del 2001 il professor Holmes non ebbe più dubbi. Dopo aver attentamente valutato i sintomi del “male oscuro” che aveva colpito Duccio circa seicento anni prima, capì di trovarsi davanti a un documento unico. La prima anamnesi storica di un caso di diabete di tipo 1 o giovanile o insulino-dipendente.

Qui la descrizione:“Si sentiva spesso stanco, spossato, aveva sempre fame, sete, sonno. Tutto peggiorò in fretta: Duccio cominciò ad avere dei mancamenti, improvvisamente la vista gli si annebbiava e cadeva in terra. Vennero consultati i migliori medici e iniziò un periodo di salassi e tribolazioni che spossarono il fisico di Duccio senza portare alcun beneficio concreto. Duccio Bastianelli diventò completamente cieco nell’inverno del 1494 e morì sei mesi dopo. Il suo aspetto fisico era stato devastato dalla malattia: era ingrassato di trenta chili, i suoi piedi erano piagati e incancreniti”.

Chiaramente, Duccio Bastianelli e tanti altri prima e dopo di lui, sono purtroppo nati e vissuti in un’epoca in cui di diabete si poteva solo morire. Ma oggi possiamo festeggiare anche, tra l’altro, i 102 anni dalla scoperta dell’insulina, ormone grazie al quale il diabete tipo 1 è diventato curabile e non più – direttamente – mortale. La Giornata Mondiale del Diabete si celebra, tra l’altro, in tutto il mondo in questa data che è la data di nascita di Frederick Grant Banting, uno degli scopritori dell’insulina.

Perché la gentilezza viene confusa con ingenuità e (spesso) stupidità?

Sei gentile? Sei stupido, allora. Spesso nel mondo attuale la gentilezza (dote ormai rarissima) viene confusa con l’ingenuità. “Troppo spesso assisto a scene tragicomiche in cui una persona gentile viene puntualmente e volutamente fraintesa. – ha raccontato Cinzia Giorgio – E ci sono due tipi di individui che “fraintendono” i comportamenti di persone educate che non hanno il coraggio, o forse lo hanno ma sono – appunto – troppo educate per farlo notare”.

Chi sono quelli che abusano della gentilezza altrui? Quelli che non capiscono mai quando non è opportuno. “Ricordate Carlo Verdone nel film Viaggi di nozze in cui interpretava un medico che continuava ripetere: “No, non mi disturba affatto?”. Ecco, spesso le persone gentili ripetono come un mantra questa frase sperando che chi è dall’altro capo del telefono capisca che non è il momento. Vi svelo un segreto: chi appartiene alla prima tipologia non capisce mai quando non è opportuno che vi disturbi” ha spiegato Cinzia Giorgio.

Ma anche quelli che capiscono benissimo di essere inopportuni ma se ne fregano: “Si tratta della categoria peggiore. Perché pur sapendo di abusare di tempo e pazienza lo fa senza pietà alcuna e per un proprio tornaconto”.

Viene spontaneo chiedersi: perché la gentilezza viene presa come sintomo di un carattere debole? Perché non si è più abituati alla cortesia? Mai cedere alla scortesia. La buona educazione a volte spiazza più di urla sconsiderate. Chi urla non ha mai ragione, per lo meno questo è il messaggio che arriva a chi subisce le urla. Quindi evitiamo. Una risposta fredda, serena, pacata, mette più a disagio, perché coglie impreparati i disturbatori.

“Ci sono poi i profittatori navigati, quelli che la dignità non sanno nemmeno cosa voglia dire, anche se la cercano sulla Treccani. – ha raccontato Cinzia Giorgio – Bene, per questi vale il motto che io ho imparato a Napoli: Trattali come ti trattano (e vedi poi come si arrabbiano). Io personalmente ho adottato un sistema infallibile che mi viene da uno slogan degli anni Settanta, quando i Figli dei Fiori recitavano: Praticate gentilezza a casaccio, e atti di bellezza privi di senso”.

Nella Capitale la mostra dedicata al genio di Helmut Newton

Elegante, provocatorio, rivoluzionario. A cento anni dalla sua nascita, il Museo dell’Ara Pacis di Roma ospita l’ampia retrospettiva “HELMUT NEWTON. LEGACY”, ideata per celebrare il fotografo (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004) e posticipata a causa della pandemia. La mostra è un viaggio nella sua vita attraverso oltre 200 scatti, in parte inediti, riviste e documenti. E racconta con un nuovo sguardo l’unicità e lo stile di uno dei maggiori artisti del Novecento.

I suoi scatti sono apparsi nelle più importanti copertine di fashion magazine. Arricchiti da un corpus di inediti che svela aspetti meno noti della sua opera. Sono circa ottanta le fotografie esposte per la prima volta in questa rassegna. A completare la temporanea, le testimonianze prodotte dai materiali d’archivio come le stampe a contatto o le pubblicazioni speciali.

Raccontano l’evoluzione fotografica di Newton: dagli esordi degli anni Quaranta e Cinquanta in Australia fino agli ultimi anni di produzione, passando per gli anni Sessanta in Francia, gli anni Settanta negli Stati Uniti, gli Ottanta tra Monte Carlo e Los Angeles e i numerosi servizi in giro per il mondo degli anni Novanta.

Il visitatore ha la possibilità di entrare nel cuore del processo creativo per scoprire i segreti di immagini divenute parte della nostra memoria visiva e collettiva, come la serie Big Nudes che diventerà il suo libro di maggior successo.

Come dimostrano gli scatti dedicati alle creazioni dello stilista André Courrèges, realizzati per la rivista britannica Queen nel 1964, e le collaborazioni con personalità del calibro di Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Thierry Mugler, Chanel e tanti altri. Il suo nome entra nel gotha dei fotografi quando nel 1961, su invito di Vogue Paris, si trasferisce con la moglie June nella capitale francese, dove perfezionerà il suo stile.

Un focus specifico è dedicato proprio ai servizi di moda considerati all’epoca all’avanguardia, come quelli ispirati ai film di Alfred Hitchcock, Francois Truffaut e Federico Fellini. Non solo scatti, ma vere e proprie storie che contengono dettagli intriganti. Tra una sezione e l’altra, è possibile scorgere l’intensa attività ritrattistica di Newton che ha immortalato volti celebri come Gianni Versace, Andy Warhol, Charlotte Rampling, Romy Schneider, Catherine Deneuve, Mick Jagger, Nastassja Kinski, David Bowie, Elizabeth Taylor, Arthur Miller, solo per citarne alcuni.

Newton era di casa a Roma come raccontano otto scatti ambientati nella capitale, in prevalenza tratti dalla serie nota come Paparazzi. Questa sequenza fotografica, unita ad altre due immagini di moda, dimostra ancora una volta la sua capacità di creare atmosfere effimere e intense trasformando una foto in una visione.

Vedi anche: https://www.radioroma.tv/2023/11/13/helmut-newton-il-fotografo-elegante/

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