Quale futuro per la centrale Enel di Civitavecchia? E a che punto è il progetto di decarbonizzazione che dovrebbe portare alla nascita nel territorio di un moderno distretto energetico all’insegna della ecosostenibilità?
Il dibattito è aperto dopo la conferma che il gestore energetico ha deciso di sospendere il processo di riconversione della storica centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Nord: già un anno fa l’azienda elettrica aveva annunciato che la centrale a carbone non sarebbe stata convertita a gas e il Ministero della transizione ecologica aveva subito dopo archiviato la pratica per l’autorizzazione. Il progetto, del resto, era stato al centro di aspre critiche e polemiche da parte di alcune associazioni locali che chiedevano la conversione a idrogeno verde, alimentando l’elettrolizzatore con eolico offshore al largo di Civitavecchia e l’installazione di pannelli solari sul tetto della centrale.
Dopo lo stop al progetto di conversione, però, sul futuro della centrale è calato il silenzio e questo rappresenta un primo fattore di preoccupazione per i lavoratori che operano all’interno della struttura. Ma attorno al destino della centrale ruotano anche le sorti dell’intero comprensorio di Civitavecchia che negli intendimenti iniziali avrebbe dovuto essere coinvolto nel progetto di decarbonizzazione aprendo alla trasformazione del porto e di una piattaforma eolica off-shore, e che ora sembra finito in un limbo. L’unica certezza riguarda proprio lo spegnimento dell’impianto che comunque dovrebbe giocare un ruolo strategico nel rilancio territoriale con ripercussioni positive sul piano occupazionale e nuove opportunità anche sul piano turistico.
Ora che tutto sembra piombato entro i confini dell’incertezza, istituzioni e associazioni di categoria chiedono lumi e nuova ispirazione per rilanciare il progetto: in ballo non c’è solo il destino occupazionale dei lavoratori della centrale ma anche il destino di quel tessuto di piccole e medie attività che operano sul territorio e che già oggi collaborano con l’impianto o che dalla sua nuova vita potrebbero trarre slancio. E poi c’è l’aspetto ambientale. Nel rapporto sui “Grandi inquinatori” redatto nel 2013 da Greenpeace, l’impianto era stato classificato al secondo posto a livello nazionale per emissioni di CO2 (ogni anno ne emette circa 10.730.000 tonnellate) mentre, secondo il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS UE), nel 2018 questa centrale termoelettrica si trovava al primo posto dell’elenco: i gas combusti vengono espulsi in atmosfera attraverso una ciminiera multiflusso di 250 metri d’altezza composta da tre canne metalliche (una per ogni sezione), ognuna con diametro interno all’uscita di 5,7 m così da disperdere le particelle inquinanti negli strati più alti dell’atmosfera e diluirle su una porzione più ampia di territorio.
In questa puntata di Extra parliamo del progetto di decaborizzazione e delle aspettative che il mondo dell’impresa nutre: ospite di Claudio Micalizio interviene in collegamento Paolo Sacchetti, responsabile di FederLazio Civitavecchia.