Trasporti e rifiuti sono la principale spina nel fianco di tutte le amministrazioni che hanno guidato Roma negli ultimi anni e non a caso sono diventati uno spietato banco di valutazione dell’efficienza operativa del Campidoglio: purtroppo, nonostante promesse e rassicurazioni, i disservizi sono all’ordine del giorno.
Ma oltre a dover garantire continuità al servizio di tram, autobus e metropolitane, Atac ogni giorno combatte una battaglia che potrebbe apparire improba: riuscire a garantire il funzionamento anche di scale mobili e ascensori nelle fermate della metropolitana.
Una sfida non meno importante di quella strettamente correlata alla circolazione dei mezzi di superficie o sotterranea: perché oltre ad essere una sorta di biglietto da visita che accoglie cittadini e turisti quando scelgono di prendere la metro, queste infrastrutture sono fondamentali per garantire l’accessibilità al servizio anche alle fasce di utenza più fragili che hanno difficoltà di deambulazione o che per qualunque motivo non possono affrontare da sole una rampa di scale.
Per questi utenti il viaggio parte prima e può diventare un’impresa anche senza neppure salire sul mezzo e per Atac un altro problema insieme ai tradizionali ritardi e alle cancellazioni di corse che spesso valgono alla municipalizzata capitolina titoli e critiche in prima pagina. L’ultimo caso, soltanto pochi giorni fa, nasceva dalla segnalazione di un utente in carrozzina rimasto letteralmente prigioniero in una fermata sotterranea e salvato da alcune persone che lo hanno sollevato di forza e riportato in superficie: l’inchiesta giornalistica che ne è scaturita aveva stimato che, in quel periodo, ascensori e scale mobili ferme erano un problema su tutte e tre le linee della metropolitana con almeno 70 impianti fuori uso e 24 già riparati ma ancora inutilizzabili perché in attesa del via libera ministeriale.
Dopo la denuncia e le immancabili polemiche, Campidoglio e azienda dei trasporti avevano diffuso dati rassicuranti evidenziando un netto miglioramento rispetto anche solo ad un anno fa, con una riduzione degli impianti fuori servizio pari al 50% e poi un lungo elenco di decine di interventi sulle metro A, B e C: ma, come sempre, un conto sono le statistiche e un conto è la situazione che gli utenti riscontrano ogni giorno. E, d’altro canto, i guasti sono all’ordine del giorno e manutenere tutti gli impianti non è impresa facile, anche perché a far danni, spesso, ci pensa pure la burocrazia: prima di tornare in servizio, ascensori e scale mobili di installati in contesti pubblici di proprietà statale devono obbligatoriamente attendere uno specifico collaudo ed è la stessa Ansfisa, cioè l’agenzia delegata dal Ministero dei trasporti per certificare la sicurezza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto terrestre, ad ammettere che tempi e procedure troppo spesso procedono a rilento.
Ma aggirare questa impasse, che di fatto impedisce la riapertura di decine degli impianti già funzionanti ma tutt’ora fuori servizio, richiede inevitabilmente un intervento su norme e regolamenti che non può avviare Atac e che non può nascere, evidentemente, neppure dall’iniziativa dei funzionari dell’agenzia stessa. Ci vorrebbe un intervento politico, sollecitato magari dall’amministrazione Gualtieri o da chiunque, consapevole del problema, volesse farsi promotore di un’iniziativa potenzialmente utile per provare a migliorare la situazione.
Del problema scale mobili e ascensori guasti in metropolitana parliamo, in qusta puntata di Extra: ospite di Claudio Micalizio Francesca Leoncini, capogruppo in consiglio comunale di Italia Viva che nei giorni scorsi ha sollecitato una verifica sugli standard qualitativi e di effienza di servizi così importanti per le fasce più deboli degli utenti.