La telenovela Alitalia si arricchisce di una nuova puntata: mentre è in stand by la partnership con Lufthansa che dovrebbe entrare nel capitale azionario di Ita con il 41% delle quote (sull’operazione è ancora atteso il pronunciamento dell’Antitrust Europea, tirata in ballo più volte nelle scorse settimane dal presidente del consiglio Giorgia Meloni), molti lavoratori dell’ex compagnia di bandiera che non sono stati ancora riassunti dalla nuova società hanno deciso di rivolgersi al Tribunale con il risultato che, spesso, i giudici ne ordinano l’assuzione evidenziando come tra i due progetti vi sia una continuità aziendale.
L’ultima sentenza del giudice del Lavoro prescrive l’assunzione di 77 ex dipendenti perché il magistrato considera il nuovo vettore un erede del vecchio, che nel frattempo è fallito. Ovviamente questi verdetti possono preoccupare i vertici di Lufthansa, che aveva ottenuto garanzie dal governo italiano sul nodo dei contenziosi, e che temono che le pronunce dei magistrati possano rappresentare scomodi precedenti. Proprio a tal proposito, nell’ultimo consiglio dei ministri convocato lunedì scorso, l’esecutivo ha deciso di approvare una norma interpretativa che, in coerenza con le decisioni della Commissione europea, esclude che nel passaggio da Alitalia a ITA vi sia continuità fra le due aziende.
Una decisione che ha suscitato le proteste dei sindacati. Ma perché il Governo è intervenuto in questo modo sulla vicenda? In ballo ci sono due aspetti: se si stabilisse che c’è una continuità tra Alitalia-Società Aerea Italiana e ITA-Italia Trasporto Aereo S.p.a. ci sarebbero riflessi negativi sia sui rapporti giuridici sia sulla finanza pubblica. Da un lato la nuova società potrebbe trovarsi a dovere assumere le migliaia di lavoratori dell’ex compagnia di bandiera che non sono ancora stati ricollocati (e come spesso capita in operazioni di questo tipo, al nuovo azionista Lufthansa il Governo aveva assicurato una malleva da qualunque eventuale contenzioso derivante dalle precedenti gestioni) ma potrebbe essere a rischio anche l’intera operazione: la Commissione Europea aveva già stabilito che dovesse esserci una discontinuità aziendale già nel settembre 2021 e l’accordo di cessione tra le due compagnie era già stato scritto alla luce di quel pronunciamento. E’ per questo motivo che Ita, per esempio, non dovrà restituire all’Italia i 900 milioni di aiuti di Stato illegittimi incassati da Alitalia quando era sull’orlo del baratro: il prestito dovrà essere restituito da Alitalia.
In questa puntata di Extra, ospite di Claudio Micalizio c’è il segretario nazionale di Cub Trasporti Antonio Amoroso denuncia le ingerenze della politica nella gestione societaria della nuova compagnia aerea e torna a chiedere alla politica di farsi carico dei lavoratori ancora disoccupati ma il cui ricollocamento è sempre stato garantito in tutte le campagne elettorali degli ultimi anni.