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La censura della verità e gli scenari geopolitici della guerra dell’informazione – Camelot – Puntata di mercoledì 4 settembre 2024

Le multinazionali dei social network hanno censurato le verità sulla cosiddetta pandemia da Covid-19. Quello che prima era un sospetto fondato, adesso è una certezza. È arrivata anche la conferma da Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook. In una lettera indirizzata al presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati degli Stati Uniti d’America, l’amministratore delegato di Meta (la società proprietaria di Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger) ha ammesso: “Nel 2021 alti funzionari dell’amministrazione Biden, tra cui la Casa Bianca, hanno insistentemente messo sotto pressione il nostro team affinché censurasse alcuni temi relativi al Covid, compresi contenuti satirici e umoristici”.

Alla luce di queste parole viene da chiedersi quale sia stato il ruolo dei cosiddetti “fact checkers”, gli autonominati controllori dei fatti, che bollavano come false notizie in realtà vere.

Zuckerberg nella lettera ha usato parole di scusa e pentimento: “Credo che quella pressione fosse sbagliata e mi dispiace di non averlo ammesso prima”… “Con il senno di poi e alla luce delle informazioni che abbiamo ora, penso che certe cose oggi non le avremmo fatte”, ha ammesso il multimiliardario, promettendo d’ora in avanti un atteggiamento neutrale.

Resta difficile credere alle promesse di chi ha operato una censura sistematica della verità per difendere i propri interessi e il potere politico ed economico-finanziario. Non bisogna dimenticare che grazie alle censure, avallate da Mr. Facebook, sono state oscurate le notizie relative ai rischi dei cosiddetti vaccini anti Covid. Milioni di persone in tutto il mondo, se avessero avuto accesso a informazioni complete, avrebbero potuto scegliere con maggior consapevolezza cosa fare ed evitare effetti avversi, in alcuni casi anche letali.

In Brasile la Corte Suprema, con un provvedimento del giudice Alexandre de Moraes, ha ordinato il blocco di X, il social network in passato noto con il nome di Twitter e oggi di proprietà di Elon Musk. Il tribunale brasiliano pretende la nomina di un rappresentante legale di X in Brasile. Musk ha respinto al mittente la richiesta per il timore che chiunque venisse nominato con questa carica sarebbe esposto al rischio di essere arrestato in Brasile. Da molti governi, non soltanto quello brasiliano, il social network di Musk è accusato di diffondere fake news e di non oscurare post e comunicazioni costituenti possibili reati penali.

Chi è stato arrestato è Pavel Durov, il proprietario e fondatore di Telegram, il servizio di messaggistica e social network apprezzato da molti utenti in rete perché particolarmente attento alla riservatezza dei dati e perché non soggetto a censure governative. Il 24 agosto Durov è stato arrestato a Parigi con l’accusa di complicità in diversi gravi reati commessi da utenti su Telegram: dalla diffusione di materiale pedopornografico a traffici e transazioni illecite. La discordia nasce dal fatto che il patron di Telegram si rifiuta di fornire ai governi e alle autorità competenti informazioni e documenti per accedere ai dati interni del social network.

Durov è stato rilasciato dietro pagamento di una cauzione di 5 milioni di euro. Gli è stata concessa la libertà condizionata, a patto che si presenti due volte alla settimana in una stazione di polizia e non lasci la Francia.

La libertà d’informazione è messa sempre di più in discussione in Occidente ed è al centro di quella che sembra essere a tutti gli effetti una delle tante guerre che i poteri forti combattono nel mondo.

Intervengono nella tavola rotonda di Camelot: Cosimo Massaro (saggista ed esperto di politiche militari), Francesco Scifo (avvocato) e Antonio Prigiobbo (giornalista ed esperto di economia digitale).

L’intervista di Tucker Carson a Pavel Durov, citata nella trasmissione, potete ritrovarla a questo link.

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