Non solo gli organici sono da anni sottodimensionati, tanto che la stessa operatività dei reparti e di alcuni servizi è a repentaglio. Nelle prossime settimane, centinaia di dipendenti dei servizi sanitari di emergenza e urgenza rischiano di perdere il posto per le modalità con cui nel Lazio si sta gestendo il passaggio sotto il controllo pubblico di un servizio, quello che ruota attorno al 118, che oggi è in gran parte gestito da associazioni ed enti privati che collaborano con le Aziende Regionali per l’Emergenza Sanitaria.
I primi 80 licenziamenti per autisti di ambulanze e barellieri potrebbero scattare il prossimo 1 ottobre ma, secondo alcune stime sindacali, i posti in bilico sarebbero almeno 300 con pesanti ripercussioni per la continuità stessa del servizio.
Ma non è questione di “tagli”, come spesso capita quando si parla di riorganizzazioni: in questo caso c’è il rischio che questi lavoratori del servizio di emergenza sanitaria 118, già qualificati e competenti, possano perdere il loro impiego ed essere sostituiti da personale di prima nomina e, dunque, meno qualificato proprio per come sono state predisposte le delibere e i regolamenti attuativi che non tengono in considerazione le figure attualmente in servizio.
La vicenda è già stata al centro di una serie di incontri e riunioni che però non hanno individuato, almeno per ora, alcuna soluzione concreta: e nel corso di un evento pubblico andato in scena lo scorso 5 agosto i sindacati hanno espresso forte preoccupazione per la situazione, denunciando che la Regione nel corso di questo processo di reinternalizzazione del servizio di 118 starebbe per rinunciare proprio a quei professionisti che con impegno e dedizione hanno assicurato per anni l’assistenza sanitaria ai cittadini del Lazio.
In questa puntata di Extra, il programma di approfondimento con Claudio Micalizio in onda ogni giorno su Radio Roma News (canale 14 del digitale terrestre a Roma e nel Lazio), con Valerio Franceschini, segretario Ugl Salute di Roma, facciamo il punto su una vicenda che potrebbe aggravare ulteriormente le difficoltà organizzative del sistema sanitario laziale a pochi mesi dal Giubileo.