Roma brucia, incendi da Monte Mario a Ponte di Nona: è emergenza
Ospite in collegamento: Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana Medicina Ambientale
Mentre il Campidoglio è al lavoro per capire cosa sia precisamente accaduto a Monte Mario, l’emergenza roghi nella Capitale non si ferma. Da Settecamini, Casalotti, Ponte di Nona: Roma brucia, praticamente in continuazione. Il 31 luglio la giornata peggiore: elicotteri in azione, nubi di fumo e ripercussioni sulla viabilità e sul traffico, tra deviazioni e strade chiuse.
Dieci squadre di pompieri e due elicotteri sono stati impegnati per spegnare l’incendio propagatosi nell’area verde alle pendici di Monte Mario, non distante dalla cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, dietro la quale si è innalzata una immensa colonna di fumo nero. Un altro incendio di grandi dimensioni è divampato nel parco archeologico di Ponte di Nona, nei pressi del centro commerciale Roma Est che ha chiuso le uscite verso l’area in fiamme.
Danni per l’ambiente e per la salute umana
Mentre si fa la conta dei danni, si riflette ovviamente anche sui fronti dell’ambiente e della salute: quali danni per i cittadini e per l’ecosistema?
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“Danni importanti non solo per il nostro ambiente ed ecosistema, ma anche per la salute umana – ha spiegato Alessandro Miani – in primis, dopo incendi come quello di Monte Mario, per recuperare e ripristinare l’area verde ci vogliano anche più di dieci anni, consideriamo poi l’allarme diossina: si tratta di una sostanza altamente cancerogena. La possiamo trovare anche a distanza di anni nelle nostre cellule, è rischioso non solo respirare l’aria ma anche consumare cibo che è stato coltivato nelle vicinanze”.
Ma se la maggior parte dei roghi è di origine dolosa, cosa fare? “Dovrebbe essere premura delle istituzioni garantire la massima sicurezza delle aree interessate o comunque a rischio: una bonifica preventiva ad esempio, mappare le zone dove ci sono eventuali problematiche, insomma non si può correre ai ripari dopo” ha concluso Miani.
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