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Maria Maddalena, la donna più controversa della storia

Maria Maddalena, la donna più controversa della storia

Ospite in collegamento a Non solo Roma: Cinzia Giorgio, direttrice di “Pink Magazine Italia

Il 14 settembre del 591 d.C., basandosi su alcune tradizioni orientali, papa Gregorio Magno in una famosa omelia riuniva nella figura di Santa Maria Maddalena altre due donne.

La peccatrice che lavava i piedi di Gesù in casa di Simone, Maria di Betania, sorella di Marta e Lazzaro. Maria di Màgdala era detta appunto “Maddalena” probabilmente per la sua città di provenienza. Ma veniva chiamata “Maddalena” soprattutto per distinguerla dalle altre Marie, che seguivano Gesù.

Basandosi inoltre sui Vangeli di Luca e di Marco – nei quali si dice che da lei erano usciti sette demòni – papa Gregorio riuniva nella figura della Maddalena la donna che aveva molto amato.

E che veniva perdonata da Gesù, con Maria di Betania, sorella di Marta e Lazzaro. Maria di Màgdala venne quindi giustapposta a Maria di Betania. E alla peccatrice che unge i piedi di Gesù in casa di Simone il Fariseo, forse nella città di Nain.

Il collegamento tra la peccatrice e Maria di Màgdala è relativo al gesto comune di lavare i piedi a Gesù Cristo. Mentre l’accostamento tra la figura di Maria di Màgdala e Maria di Betania è determinato da ciò che avviene a Betania nella casa del resuscitato Lazzaro, secondo Giovanni, e di Simone il lebbroso, secondo Matteo.

Va detto che questa identificazione non trova alcun riscontro nei Vangeli.

Gli studiosi si sono molto divisi nell’interpretazione dell’omelia di papa Gregorio, ma una cosa appare evidente: il papa stava inviando un messaggio importante ai suoi fedeli. Una donna, diceva, anche se si era macchiata di gravi peccati carnali, poteva trovare la sua strada verso la redenzione attraverso il sincero pentimento.

L’esempio di Maria Maddalena mostrava la via che le peccatrici dovevano intraprendere per trovare la fede ed essere perdonate dei loro peccati. A conferma di ciò, molti dei conventi che accoglievano anche ragazze madri, donne perdute e vedove, erano spesso dedicati alla santa ex peccatrice.

La prima testimonianza di Maria Maddalena come santa peccatrice è un retaggio medievale

In un periodo che gli storici pongono tra il 500 e il 1000 d.C. Nel 591, infatti, papa Gregorio Magno nella sua omelia fissò per secoli la figura di Maria di Màgdala come peccatrice e santa allo stesso tempo. La Roma del periodo era devastata dalla discesa delle molteplici orde barbariche, in particolare i Longobardi.

E il papa cercava di dare qualche certezza al suo gregge smarrito. Era importante pentirsi, pregare e soprattutto restare uniti nella fede, perché il Credo comune poteva essere il solo strumento di unione, per un popolo allo sbando.

Anche chi aveva molto peccato, sembrava dire papa Gregorio, poteva così seguire l’esempio di una santa per redimersi e tornare all’interno della comunità cristiana, tornare quindi a far parte di un unico nucleo e unirsi agli altri.

La storica Jane Schaberg definisce questo processo una harlotization della santa, letteralmente: prostitutizzazione, ovvero trasformazione in prostituta. Secondo la sua tesi, la discepola prediletta di Cristo venne utilizzata per far convertire, e pentire, le donne ma anche gli uomini.

Il sacrificio consisteva nell’infangare la reputazione di una figura come la Maddalena, a vantaggio però di chi, attraverso il suo esempio di redenzione, poteva arrivare a recepire il messaggio divino e cominciare a vivere una vita secondo gli insegnamenti di Cristo.

Solo nel 1969 la Chiesa Cattolica Romana corresse l’errore interpretativo di papa Gregorio Magno

Decretando che Maria di Màgdala non era identificabile né con Maria di Betania, né tantomeno con l’adultera anonima di cui parla Luca. Nel 2016 Papa Francesco, assieme alla Congregazione per il Culto Divino, con un decreto a firma del cardinale Robert Sarah, ha elevato la memoria di santa Maria Maddalena al grado di festa di precetto da celebrarsi il 22 luglio.

Il documento è datato 3 giugno, giorno della solennità del Sacro Cuore di Gesù. Una decisione che «si iscrive nell’attuale contesto ecclesiale, che domanda di riflettere più profondamente sulla dignità della donna, la nuova evangelizzazione e la grandezza del mistero della misericordia divina», ha spiegato il segretario del dicastero Arthur Roche, uno dei firmatari del decreto.

Maria Maddalena è stata dunque ufficialmente riabilitata durante i lavori del Concilio Vaticano II e da Papa Francesco, dopo quasi millequattrocento anni.

Dobbiamo sempre essere perfetto? Il caso Simone Biles

Essere perfette è una dimostrazione di forza? Sappiamo bene che la lotta femminista ha visto migliaia di donne battersi per veder riconosciuti dei diritti che le mettessero sullo stesso livello degli uomini. Nonostante siano passati, però, più di cento anni, ancora oggi la donna si ritrova a dover dimostrare di meritare tal diritti un po’ in tutti i campi, sia lavorativi che sportivi.

Il caso di Simone Biles

Considerazioni del genere, nascono dagli articoli che riguardano il ritorno alle competizioni della ginnasta americana Simone Biles, definita la ginnasta più vincente della storia americana e mondiale. Dopo le Olimpiadi di Tokyo, quest’immensa atleta ha come un black out e decide di concedersi una pausa che termina con il suo rientro ai Mondiali di Anversa.

L’uscita di scena di Simone Biles dalle competizioni rimbalza in tutto il mondo e tutti si sono chiesti cosa sia successo a questa fenomenale atleta. Tutto ha inizio durante le finale dei giochi olimpici dove sia lei che il suo allenatore dichiarano un problema mentale che non le permette di compiere acrobazie. Molti parlano del peso di certe atlete di essere sempre perfette, peso che Biles non riesce più a gestire ma, le situazioni sono diverse e l’atleta dice stop.

In un ambiente competitivo come quello sportivo, la ricerca della perfezione diventa quasi una missione che diventa un’impresa titanica se ti chiami, come in questo caso Simone Biles. Eppure, il suo momentaneo ritiro è un momento importante che porta a una profonda riflessione: andare avanti per dimostrare o fermarsi e volersi bene? Ebbene, la risposta è abbastanza scontata.

A un certo punto, bisogna anche sapersi fermare e porre dei paletti, dedicarsi al ritrovamento di se stessi nel tentativo di ritornare più forti, come un’araba fenice. La perfezione non esiste e i momenti di fragilità emotiva, psichica e fisica sono naturali anche se si è donna e la società dice che la perfezione è una vera dimostrazione di forza da cui non possiamo fuggire.

Il caso di Simone Biles è solo un esempio che, però, dimostra come l’opinione pubblica abbia speculato attribuendo anche informazione fallaci sui reali motivi del ritiro. Se fino all’inizio del Novecento la società discriminava le donne e poi quelle di colore, oggi la situazione, seppur paradossale, è peggiorata e colpisce le donne e quelle di colore insieme a quelle che confessano di avere particolari orientamenti sessuali; è difficile da credere, ma forse oggi la società è ancora più ingiusta con le donne e pretende che vadano oltre i propri limiti.

“La moda passa, lo stile resta”: quella citazione ancora attuale

Stile con Stile. Ci sono tuttavia alcuni errori in cui spesso si cade per spirito di emulazione (come quando vogliamo imitare lo stile di qualche diva di Hollywood o di una pop star che ci è particolarmente cara). Se siamo fan di Lady Gaga è più facile cadere in tentazioni bizzarre, date le mise a dir poco estroverse della nota cantante.

Diverso il discorso se il nostro idolo è, per esempio, Sarah Jessica Parker, alias Carrie Bradshaw di Sex and the City: in questo caso le cose cambiano e in un certo qual modo si complicano.

Se Sarah è diventata un’icona di stile è perché ha saputo valorizzare al massimo il suo fisico esile e minuto, mettendo in evidenza (anziché nascondere) i suoi difetti. Ci sono tuttavia alcune regole di base che non vanno mai fuori moda.

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