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Autonomia differenziata e l’impatto sulla salute. L’allarme: “Aumenterà la migrazione sanitaria” – Extra – Lunedì 24 giugno 2024

Alla fine l’autonomia differenziata è legge: la riforma che, di fatto, tira le somme al lungo processo di federalismo cominciato all’inizio del terzo millennio con l’approvazione del Titolo V della Costituzione, può entrare definitivamente in vigore per la gioia della Lega che l’ha sostenuta a spada tratta nonostante anche gli alleati di Fratelli d’Italia e Forza Italia non fossero propriamente entusiasti.

Nella notte del 19 giugno, la Camera dei deputati ha approvato definitivamente il disegno di legge sull’autonomia differenziata, che consente ad alcune regioni di richiedere maggiore autonomia nella gestione di specifiche materie. Il disegno di legge era una promessa della coalizione di centrodestra per le elezioni politiche del 25 settembre 2022, presentato in Parlamento a marzo 2023 e approvato dal Senato a gennaio.

La discussione parlamentare è stata turbolenta, con l’opposizione che ha tentato di rallentare i lavori e incidenti in aula. La legge prevede che le regioni possano chiedere maggiore autonomia nelle materie concorrenti (quelle su cui sia lo Stato che le regioni possono legiferare) e in tre materie di competenza esclusiva dello Stato, attraverso un accordo con lo Stato e una legge approvata a maggioranza assoluta dal Parlamento.

Ma cosa cambierà ora? L’autonomia differenziata sarà concessa solo dopo aver determinato i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che garantiscono diritti civili e sociali uniformi in tutto il paese. La procedura per stabilire i LEP sarà definita entro due anni attraverso decreti legislativi del governo.

La nuova legge stabilisce anche che l’autonomia non può comportare maggiori costi per lo Stato, a meno che non siano previste risorse economiche adeguate. Il percorso per ottenere maggiore autonomia è complesso e prevede diverse fasi di negoziazione e approvazione sia da parte del governo che del Parlamento.

La durata degli accordi di autonomia sarà specificata e non potrà superare i dieci anni, con possibilità di rinnovo. Saranno istituiti organi di controllo per monitorare gli effetti economici degli accordi, garantendo il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica e l’equilibrio di bilancio.

Ma quali saranno gli effetti di questa riforma sulla sanità pubblica? In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio incontra Giancarlo Greco, presidente di Unimpresa Sanità.

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