Le modifiche alla legge 185 sull’export delle armi hanno introdotto meno trasparenza e controllo? “A Viso Scoperto” puntata del 31/05/2024.
Parliamo delle “Modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185, recante nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, insieme al dott. Francesco Gentili di Banca Etica.
Le modifiche eliminano la trasparenza bancaria?
Francesco Gentili risponde così:
‹‹Innanzi tutto c’è da fare una premessa, che è quanto è stato esposto dalla nostra presidente Anna Fasano in audizione, il problema è duplice: un problema di carattere generale che riguarda la consapevolezza e la trasparenza sul commercio di armi ed uno di carattere specifico e settoriale che riguarda nel dettaglio il comparto bancario.
Per quanto riguarda l’aspetto generale la cosa incredibile è che si vuole esautorare il Parlamento di un diritto fondamentale che è un diritto di tutti i cittadini, che è quello di sapere chi, come, cosa e quanto commercia armamenti. Era un presidio fondamentale di democrazia che la legge 185 del 1990 aveva istituito, è un presidio fondamentale che noi difendiamo a prescindere dal comparto bancario, un elemento determinante il fatto che i cittadini debbano essere resi consapevoli di quali siano i soggetti che finanziano la produzione e il commercio di armi, chi le produce e quanto, verso chi, soprattutto in un periodo come questo in cui mi sembra assai determinante capire verso chi esportiamo, in favore di chi esportiamo gli armamenti prodotti nel nostro paese e finanziati dalle nostre banche.
Poi c’è un aspetto di carattere più settoriale, bancario, cioè il fatto che fino ad oggi grazie alla legge 185 noi possiamo conoscere almeno una volta all’anno, grazie al lavoro che fa “Rete pace e disarmo”, sulla base della relazione di cui entra in possesso il Parlamento, chi finanzia le armi, chi le produce, verso chi vengono esportate. Quali sono le banche? Quanto li finanziano? Perché si tratta di uno strumento che rende cittadini, i clienti e i consumatori consapevoli.
L’elemento però fondante è quello di capire che la 185 non è una legge pacifista, non una legge che vieta il commercio, la produzione o il finanziamento di armi, non è assolutamente questo, anzi è una legge anche poco chiara in alcuni punti, però è stata una legge che è nata dalla consapevolezza che le armi non sono un bene qualunque, non sono un bene di consumo che può essere liberamente finanziato prodotto e commerciato, le armi sono un prodotto particolare, un prodotto che merita una regolamentazione, un prodotto del cui commercio e della cui produzione debbono essere informati i cittadini e i cittadini lo possono fare tramite i loro rappresentanti, che sono i rappresentanti che siedono in Parlamento.
Invece con le modifiche proposte questa relazione passa esclusivamente nelle mani dell’esecutivo, che come diceva l’onorevole Quartapelle prescinde dall’esecutivo attuale, futuro o precedente, si tratta semplicemente di una norma che valuta, che stabilisce a quale potere, a quale dei tre poteri riconoscere il diritto di informare i cittadini. Il potere legislativo che è quello del parlamento è un potere che riguarda tutti i cittadini e la possibilità che questi possano conoscere, l’esecutivo invece, il governo non risponde a questo.
Quindi questa è una riforma che noi avversiamo in ogni modo perché crediamo in un principio che prescinde dalla norma bancaria strettamente, ma che invece riguarda tutti i cittadini e la democrazia in sé››.
Quali banche finanziano la produzione e il commercio di armi?
Scrive Rete pace e disarmo: Le maggiori operazioni per esportazioni di sistemi militari sono state svolte da cinque gruppi bancari: UniCredit che riporta “importi segnalati” per 1.282.246.773 euro (30,9%); Intesa Sanpaolo che riporta “importi segnalati” per 729.205.590 euro (18,8%); Deutsche Bank per 766.235.419 euro (19,1%); Banca Popolare di Sondrio per 356.809.709 euro (8,5%) e Banca Nazionale del Lavoro per 225.199.389 euro (7,25%).
“A Viso scoperto” va in onda tutte le sere, dal lunedì al venerdì, alle 23.00, in replica il giorno successivo alle ore 11.00 escluso il sabato mattina. Contatti: avisoscoperto@radioroma.it