Astrazeneca ha chiesto e ottenuto il ritiro del suo vaccino anti Covid. La decisione è stata presa dall’Ema (l’Agenzia europea dei medicinali).
Da 7 maggio 2024 il preparato anti Covid della multinazionale farmaceutica e dell’Università di Oxford non è più in commercio. Con il ritiro Astrazeneca non sarà più costretta a presentare dati sulla sicurezza del suo farmaco. Come riportato dal quotidiano “La Verità”, nell’ultimo «Piano di gestione dei rischi dell’Unione europea (Rmp) relativo a Vaxzevria (il nome del vaccino Astrazeneca, ndr)» si legge che Astrazeneca era impegnata in uno studio sulla sindrome da
trombosi con trombocitopenia. Proprio questo avverso è stato riconosciuto recentemente come possibile dalla casa farmaceutica dinanzi all’Alta Corte britannica.
I responsabili della multinazionale farmaceutica hanno ammesso che il vaccino anti Covid può causare sindrome da trombosi e trombocitopenia, cioè coaguli di sangue e un abbassamento del numero di piastrine, che in alcuni casi può risultare letale.
Gli eventi sarebbero comunque “molto rari”, hanno detto i responsabili della multinazionale farmaceutica dinanzi ai giudici inglesi.
L’ammissione è arrivata nel corso di un giudizio intentato da familiari di vittime del vaccino e da persone danneggiate, che chiedono, tramite una class action, un risarcimento superiore a 100 milioni di sterline.
Il preparato anti Covid di Astrazeneca, sviluppato in collaborazione con l’Università di Oxford, è stato al centro di uno scandalo mondiale. Già nella fase dei trials, ovvero le sperimentazioni che precedono le somministrazioni di massa, emersero i primi casi di trombosi ma il farmaco ottenne comunque l’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio.
Che un vaccino a vettore adenovirale, come Astrazeneca, potesse causare trombosi e abbassamento di piastrine, avrebbe dovuto essere circostanza nota alla comunità scientifica. Uno studio canadese, risalente al 2007 e condotto dalla Queen’s University di Kingston, individuò i meccanismi di correlazione tra la trombocitopenia e la somministrazione di vaccini a vettore adenovirale. I ricercatori iniettarono ai ratti l’adenovirus riscontrando in alcuni animali l’abbassamento letale di piastrine.
Secondo gli studi dell’Università di Cambridge, il rischio di trombosi e trombocitopenia collegato al vaccino Astrazeneca è più alto nei giovani rispetto alle persone anziane. Alla luce dei casi letali riscontrati, diversi paesi europei (come Svezia, Danimarca, Norvegia e Islanda) sospesero in via cautelativa il vaccino Astrazeneca tra gennaio e marzo 2021. In Italia, Aifa e ministero della Salute decisero di andare avanti dopo una serie di circolari discordanti.
C’era stata la morte del militare Stefano Paternò, deceduto a 43 anni il 9 marzo 2021, poche ore dopo la somministrazione del farmaco e il Tribunale ha recentemente riconosciuto il nesso causale tra decesso e vaccino; ma nella primavera del 2021 si continuò a somministrare Astrazeneca anche ai più giovani.
La decisione di raccomandarlo solo agli over 60 arrivò dopo il decesso di Camilla Canepa, la diciottenne morta per trombosi il 10 giugno 2021, pochi giorni dopo l’iniezione della prima dose, avvenuta durante un “open day” vaccinale in cui Astrazeneca veniva iniettato soprattutto ai giovani.
Ne parliamo a “Camelot – una Tavola rotonda per la Verità” con: Patrizia Floder Reitter (giornalista), Mariano Amici (medico) e Alessandra Devetag (avvocato)