Che senso ha festeggiare la festa del lavoro il primo maggio? Ne parliamo con Vincenzo Maddaloni autore del libro “Voglia di rivoluzione” Nexus Edizioni che uscirà tra pochi giorni e sarà disponibile qui.
Con questa puntata prosegue la nostra collaborazione con la casa editrice Nexus Edizioni, trovate le puntate precedenti qui.
La sensazione è di essere liberi, ma in effetti viviamo in un sistema nel quale la libertà e la sorveglianza si sovrappongono, il reale e il simulato scompaiono in un processo schizofrenico di perdita della realtà, nel quale diventa sempre più arduo distinguere il vero dal falso.
Voglia di Rivoluzione. (sottotitolo: Come farla passare – Istruzioni per l’abuso) con le sue pagine scritte in medias res (entrare subito nel vivo di un argomento, senza tanti preamboli), risponde ai molti perché dalle recenti rivolte, non è sortita nessuna rivoluzione.
È l’esempio più vistoso degli effetti del neoliberismo che ha imprigionato i cervelli della gente inaugurando il regno degli imbambolati — DI AMPIEZZA GLOBALE E DI LONGUE DUREE (Long diuré) – sui quali esso si sostiene e prospera. Il confronto ideologico è diventato un derby.
1° maggio: Chi ha fatto la festa ai lavoratori?
Il primo maggio si festeggia la festa dei lavoratori o Festa del Lavoro, per ricordare le conquiste in materia di orario, di retribuzione e di sicurezza sui luoghi di lavoro, ottenuti dal movimento operaio dal 1800 ad oggi.
Sarebbe meglio dire ottenuti dal 1.800 a qualche decina di anni fa, perché ormai è stata inserita la retromarcia, a voler essere gentili.
Negli anni ’80 qualsiasi lavoratore riusciva non solo a mantenere la famiglia, a portarla a mangiare fuori e in vacanza, ma riusciva a comperare un’automobile e perfino la casa. Oggi una famiglia, dove entrambi i genitori lavorano, ha serie difficoltà ad arrivare a fine mese. Basterebbe questo per rendersi conto che c’è davvero poco da festeggiare.
Eppure gli italiani sembrano avere la mente annebbiata dai social e dallo smartphone, dal quale sono inseparabili, camminano come zombie con lo sguardo fisso sullo schermo senza fare caso agli altri o ad eventuali ostacoli, non è difficile vedere una madre che spinge il passeggino per attraversare la strada senza togliere lo sguardo dal cellulare. Che dire dei proprietari dei cani che sembrano portare a spasso lo smartphone invece del cane?
Così tutto passa e va, nella totale indifferenza, ogni giorno si registrano morti sul lavoro, ma gli italiani sono paghi dei programmi di cucina o dei reality show.
Così una volta un lavoratore dipendente aveva i suoi sacrosanti diritti, oggi con la mentalità woke, che vorrebbe inserire nel nostro modo di pensare il nulla condito con il niente, tutto diventa fluido, ovviamente anche il lavoro, così oggi abbiamo il lavoratore indipendente, Che detto così sembrerebbe perfino una cosa positiva, se non fosse che in realtà il cosiddetto lavoratore indipendente in realtà è un dipendente ma senza diritti.
Il lavoro di ieri e quello di oggi
Viviamo nell’era della GIG economy, che a proposito di anni ’80 non ha niente a che vedere con il robot d’acciaio, la Gig Economy è un modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo. A partire da essa le aziende possono assumere appaltatori indipendenti e freelance in affiancamento ai dipendenti a tempo pieno e indeterminato.
Il termine gig economy, letteralmente significa economia del calesse con cui si spostavano negli anni della grande crisi in America i gruppi jazz pagati a serata. Quindi il termine indica il lavoro occasionale di una giornata o serata.
Molte le domande a cui Vincenzo Maddaloni risponde:
Come si comporta la politica nei confronti del lavoro? La sinistra è venuta meno sulle questioni sociali? La dignità del lavoratore è perduta?
La politica ha declassato le questioni sociali e la sinistra non le segue più, ciò ha portato ad un impoverimento dell’operaio (declassare o non aumentare i salari), il tutto complicato dagli immigrati, che vengono sfruttati, abbassando così il costo del lavoro.
Questo grazie alle politiche neoliberiste cavalcate dalla UE e applicate dai nostri governanti. Così oggi i giovani lavoratori saranno più poveri dei loro genitori, cosa mai accaduta prima, in assenza di guerre, carestie, pandemie o fenomeni estremi.
La moda tra i giovani sembra quella di licenziarsi in silenzio, lavorano solo per sostenersi ma se il lavoro inficia la qualità della vita si licenziano e si fanno mantenere dai genitori.
I problemi sono destinati ad acuirsi con l’ingresso dell’intelligenza artificiale, dove è finita la forza delle masse? Oggi mancano l’idea e la forza per riunirle, i sindacati sembrano tutelare più gli interessi dei gruppi finanziari che quelli dei lavoratori, come abbiamo chiaramente visto durante la pandemia, dove il green pass, strumento inutile dannoso e antiscientifico, è diventato più importante del diritto al lavoro.
In pandemia si è introdotto anche il lavoro agile o lavoro da remoto che contribuisce ad isolare il lavoratore e ad avvicinarlo a digitalizzazione e transumanesimo.
Vincenzo Maddaloni
Vincenzo Maddaloni è un giornalista e saggista. Come inviato speciale ha raccontato i grandi eventi che hanno fatto la storia del XX secolo. È stato corrispondente a Varsavia negli anni di Solidarnosc, a Mosca durante l’era di Michail Gorbaciov. | suoi reportage e i saggi gli hanno consentito di approfondire gli studi e le conoscenze dell’islamismo, del comunismo. L’ultimo suo libro in corso di uscita: “Voglia di rivoluzione”, storia e storie di un desiderio inappagato.