La nuova patente a crediti che il governo italiano intende introdurre dal prossimo 1 ottobre non rientra tra le strategie abitualmente messe in campo dai vari paesi stranieri per garantire più sicurezza sul lavoro. In tal senso è una novità che sta già dividendo il mondo della politica e dell’impresa tra chi la reputa un inutile aggravio di burocrazia e chi, invece, ritiene sia un passo importante per responsabilizzare le aziende (gli imprenditori e di conseguenza i lavoratori) ad adottare comportamenti virtuosi e rispettori delle norme e delle procedure.
Non è, per la verità, un’idea dell’attuale esecutivo perché si è parlato per la prima volta di un sistema analogo di certificazione già nel testo unico della sicurezza che venne varato nel 2008. E il meccanismo è, di per sè, simile a quello introdotto per le patenti automobilistiche: pensato per incentivare e premiare le aziende che dimostrano un impegno concreto nell’adozione di misure di prevenzione e miglioramento della sicurezza sul lavoro, dovrebbe essere di fondamentale importanza poiché funge da indicatore ufficiale dell’idoneità dell’azienda a operare nel settore edilizio, attestando la sua capacità e serietà nell’adottare politiche di sicurezza efficaci.
La patente parte da un punteggio iniziale di 30 crediti: in caso di incidente mortale, l’azienda si vedrà decurtare 20 punti mentre perderà 15 punti se l’incidente determina un’inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale al lavoratore coinvolto. Il regolamento prevede che imprese e ai lavoratori autonomi possan operare nei cantieri temporanei o mobili con una dotazione di almeno 15 crediti: qualora la certificazione fosse inferiore a questa soglia, è consentito il completamento delle attività oggetto di appalto o subappalto in corso di esecuzione quando i lavori eseguiti sono superiori al 30% del valore del contratto.
Come accennato, la norma di riferimento per la patente a punti è un articolo (l’art. 27) del cosiddetto Testo Unico della Sicurezza che risale al decreto legislativo del 9 aprile 2008 e riscritto integralmente dal Decreto Legge 19 del 2024: a partire dal prossimo 1° ottobre 2024 sono tenute al possesso della cosiddetta patente a punti le imprese e i lavoratori autonomi che operano in cantieri temporanei o mobili.
In attesa di conoscere nel dettaglio tutti i particolari e i regolamenti attuativi, il dibattito però è aperto tra chi sostiene l’iniziativa – e anzi vorrebbe estenderla anche al di fuori dell’ambito edile – e chi invece teme sia soltanto un ulteriore carico di burocrazia del tutto inutile senza un adeguato potenziamento del sistema dei controlli e delle sanzioni.
Tra le voci più critiche c’è Medicina Democratica, un movimento nato alla fine degli anni sessanta e fondato nel 1972 da Giulio Alfredo Maccacaro che si batte affinché nei luoghi di lavoro venga pienamente garantito quel diritto alla salute che spesso, soprattutto in passato, non era percepito come strategico nell’organizzazione dell’impresa. In questa puntata di Extra condotta da Claudio Micalizio, il presidente dell’Associazione Marco Caldiroli punta il dito contro le regole e il sistema delle verifiche che, in un paese schiacciato dalla burocrazia come l’Italia, non impedisce tuttavia ad imprenditori improvvisati di aprire una propria azienda anche in assenza di una adeguata formazione su alcuni aspetti di primaria importanza.