Anche a Roma cresce l’allerta antiterrorismo, specie alla luce della foto – il Colosseo illuminato di notte sorvolato da sei missili -, e un messaggio altrettanto eloquente: “Il recente attacco dell’Iran contro Israele è solo un anticipo di quello che le città di tutto il mondo devono aspettarsi a meno che il regime iraniano non venga fermato. Il mondo deve definire l’Irgc (il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica) come un’organizzazione terroristica e sanzionare il programma di missili balistici iraniano, prima che sia troppo tardi”. A postarlo su X è stato il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Israel Katz. Già in passato, ma con finalità del tutto differenti, il Colosseo è stato utilizzato come simbolo occidentale che sarebbe potuto finire nel mirino dei terroristi. Numerosi gli avvertimenti diretti di questo genere sfruttando l’Anfiteatro Flavio negli anni passati da movimenti dell’estremismo islamico. Nella propaganda jihadista, Roma viene indicata come target remunerativo proprio come altre capitali, pensiamo a Londra e Parigi. Questa narrativa è stata incentivata da quanto accaduto il 7 ottobre scorso con l’attacco di Hamas a Israele per una serie di ragioni, fra cui il tentativo dei principali brand terroristici di trasformare quel conflitto in una guerra di religione, con invito ai propri affiliati a colpire ovunque ebrei e crociati”. Anche le ambasciate diventano vere e proprie “sorvegliate speciali”. Nella Capitale si trova la maggior parte dei 250 obiettivi sensibili di prima fascia, compresi molti ebraici e israeliani, dei 28mila a livello nazionale. Solo a Roma di questi ce ne sono più di 4mila. Controlli antiterrorismo ovunque, anche in occasione di eventi sportivi e manifestazioni di piazza, come il 25 Aprile e il 1 Maggio.