“Non siamo eroi”. Ricordate? Nel pieno dell’emergenza sanitaria erano i medici e gli infermieri a schermirsi, respingendo ogni maldestro tentativo di beatificarne le gesta coraggiose nel fronteggiare la fase più acuta e drammatica della pandemia. Ma questo modo di normalizzare anche le imprese davvero eroiche è molto diffuso tra i servitori dello stato, a prescindere dalla divisa che indossano.
Sarà il senso del dovere o sarà un innato spirito di sopravvivenza di fronte a lusinghe non sempre sincere delle istituzioni ma anche poliziotti, militari, vigili del fuoco sono soliti rispondere così, con molta umiltà, agli elogi del cittadino. Capita spesso soprattutto ai pompieri, che secondo un recente sondaggio restano tra i servitori dello stato più amati dai cittadini. I motivi di questa dedizione sono tanti e nascono dal ruolo vitale che quotidianamente svolgono nella protezione delle persone e dei beni: considerati eroi per il loro coraggio e la loro dedizione nel fronteggiare situazioni di emergenza come incendi, incidenti stradali, e salvataggi in caso di calamità naturali, i vigili del fuoco sono in fondo anche gli “angeli custodi della porta accanto” perché vigilano sui problemi piccoli o grandi della comunità locale intervendo sia in caso di emergenze importanti sia per aiutare l’inquilino rimasto chiuso fuori casa senza chiavi o il gatto salito sull’albero.
Ci sono, insomma, in ogni situazione e anche se talvolta compiono azioni davvero coraggiose lo fanno in modo assolutamente normale, proprio come gli eroi della porta accanto: la loro prontezza nel rispondere alle emergenze, la professionalità dimostrata e il sacrificio personale che spesso comporta il loro lavoro, contribuiscono ad accrescere il rispetto e l’ammirazione che gli italiani provano per i vigili del fuoco. Tutto questo, in cambio di cosa? Certo di uno stipendio, peraltro basso come per buona parte dei dipendenti pubblici che indossano una divisa importante, ma soprattutto della gratitudine sincera e carica di riconoscenza dei cittadini che aiutano.
Ne sa qualcosa anche il protagonista di questa puntata di Extra: Roberto Ardizzone è un ex vigile del fuoco, oggi in pensione, che poche settimane fa ha racchiuso tanti anni di lavoro e di ricordi in un libro dal titolo esemplificativo: “Non sono un eroe – Memorie di un vigile del fuoco”. Non un elogio del coraggio o una enunciazione di atti eroici ma, al contrario, il racconto di vita di un uomo come tanti che copre con una divisa i suoi difetti, le sue debolezze e le sue paure.
Emozioni con cui ogni pompiere è costretto a confrontarsi tutti i giorni della sua vita e da cui non sempre riesce a uscirne indenne: “Quando arrivi in un luogo in cui è successa una disgrazia, un incidente, in cui qualcuno ha bisogno di te, del tuo aiuto – spiega Roberto Ardizzone – pensi solo a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Non certo perché sei un eroe, dal momento che gli eroi non esistono: sono personaggi inventati dalla letteratura, personaggi di fantasia. No, in realtà ti comporti così perché sei professionalmente preparato a fare quel che devi e cioè aiutare la gente che ha bisogno, evitando al massimo i danni, facendo molta attenzione alla propria e altrui incolumità. Il pompiere è solo un uomo che ha avuto la fortuna di poter fare un lavoro che gli ha permesso e gli permette di rendersi tutti i giorni utile alla società civile di cui fa parte”.