Le proteste del comparto agricolo che per settimane, all’inizio dell’anno, avevano infiammato strade e piazze delle principali capitali europee erano soltanto la punta dell’iceberg: l’agricoltura sta attraversando una fase di crisi che trae origine da una progressiva perdita di competività le cui conseguenze sono letteralmente esplose quando è stata varata la recente riforma della Pac.
Dopo il disinteresse iniziale, però, qualcosa è cambiato negli ambienti delle istituzioni europee ed ora la necessità di cambiare in corsa anche le modifiche appena introdotte al piano agricolo comunitario sembra essere un punto condiviso da molte forze politiche che a parole sono passate dalle frasi di circostanza a promesse più o meno esplicite.
Probabilmente è solo strategia in vista delle prossime elezioni europee ma questo interessamento è già un risultato per gli agricoltori che inizialmente, almeno in Italia, erano stati ignorati persino dalle loro associazioni di categoria. E comunque servirà ad attirare l’attenzione su un comparto, il settore primario dell’economia, che in Europa sta attraversando una fase di crisi che non dovrebbero preoccupare soltanto gli addetti ai lavori.
Il periodo non è dei migliori ma sono in molti a ritenere che le difficoltà dell’agricoltura continentale, e ancora di più di quella italiana, siano antecedenti e denuncino una oggettiva perdita di competitività. Sul fronte dei prezzi, i produttori agricoli spesso devono competere con prodotti alimentari importati da paesi con costi di produzione più bassi, il che può mettere sotto pressione i prezzi dei loro prodotti specie perché il comparto è ingabbiato da costi di produzione molto elevati e una scarsa capacità contrattuale con gli altri interlocutori della filiera agroalimentare. E per un paese come l’Italia, gravato da un costo del lavoro particolarmente elevato, la situazione è ancora più complessa.
Ad aggravare la situazione c’è anche un sistema normativo e burocratico che penalizza soprattutto gli agricoltori europei, chiamati a rispettare regolamenti rigidi in materia di sicurezza alimentare, qualità dei prodotti, benessere animale e sostenibilità ambientale: oltre a complicare la vita e le attività, questi standard molto elevati sono certo utili per tentare di garantire una elevata qualità del prodotto ma contribuiscono anche ad aumentare i costi di produzione.
Poi ci sono i fattori contestuali, come i cambiamenti climatici che possono influenzare la produzione agricola attraverso eventi meteorologici estremi, cambiamenti nei modelli di precipitazioni e temperature, ma anche la diffusione di malattie e parassiti.
In molte parti dell’Europa, inoltre, c’è un declino delle aree rurali a causa dell’urbanizzazione e della migrazione verso le città, il che può portare alla diminuzione della forza lavoro agricola e alla perdita di tradizioni agricole proprio mentre l’età media degli agricoltori europei tende ad elevarsi senza la prospettiva di una successione generazionale nelle aziende agricole: questo non solo rischia di significare la chiusura di molte imprese o la loro messa in vendita secondo dinamiche che però rischiano anche di cambiare la geografia agricola (complici le difficoltà del settore, i terreni sono appannaggio soprattutto dei grandi gruppi industriali o di fondi finanziari che ricreano le dinamiche che un tempo erano proprie dei latifondisti) e di portare alla perdita di conoscenze e competenze nel settore.
Se a questo aggiungiamo pregi e insidie della globalizzazione (l’apertura dei mercati globali può esporre gli agricoltori europei alla concorrenza internazionale, sia a livello di produzione che di mercato) appare evidente come per affrontare queste sfide siano necessarie strategie innovative e politiche efficaci per sostenere e rafforzare il settore agricolo europeo ma questo, inevitabilmente, richiede uno scenario economico stabile e una disponibilità di finanza pubblica adeguata oltre, ovviamente, ad una classe dirigente consapevole e competente per garantire il giusto approccio al comparto.
Difficile ad oggi prevedere gli scenari futuri ma intanto sembra già positivo il fatto che l’agricoltura stia tornando centrale nel dibattito politico. Con quali prospettive? In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio incontra Antonio Picasso, direttore dell’istituto Competere.eu che si occupa di studiare le peculiarità del settore offrendo competenze e soluzioni per uno sviluppo del comparto agricolo in ottica ecosostenibile.