Non è soltanto un titolo prestigioso da mostrare con orgoglio per un anno: la nomina di Capitale della Cultura 2026 per l’Aquila, è soprattutto una grande occasione di rinascita e di rilancio di un territorio sul piano simbolico, dell’immagine ma anche concretamente economico. Lo sarà per il capoluogo e per tutto l’Abruzzo ma lo sarà anche per Rieti che condividerà questi mesi ricchi di aspettative e opportunità. Ora si entra nel vivo e sabato verranno presentati progetti ed eventi destinati a richiamare l’attenzione di turisti e visitatori già dai prossimi mesi. Una sfida importante per due province divise dalla geografia amministrativa ma profondamente legate sul piano territoriale, storico, culturale e sociale. Proprio dalla condivisione di tradizioni, arte, storia, identità e cultura è partita l’idea di una candidatura doppia per un messaggio di rinascita dell’intero appennino centrale, zona suggestiva e ricca di un patrimonio culturale, paesaggistico e storico di rara bellezza ma spesso sconosciuto al grande pubblico. E poi c’è il terremoto: ad accomunare l’Aquila e Rieti anche l’esperienza del sisma, che entrambe hanno vissuto con conseguenze drammaticamente catastrofiche. Il capoluogo dell’Abruzzo nel 2009 – e ha appena celebrato il quindicesimo anniversario -, la provincia di Rieti con Amatrice e gli altri comuni nel 2016: in entrambi i casi la ricostruzione prosegue, anche se a rilento, ma proprio la nomina a Capitale della cultura può rappresentare una grande cura sul piano emotivo per voltare pagina e provare a dare un po’ di sollievo ad una ferita che a distanza di anni resta ancora profonda.