Accusò il padre di averla violentata ma non era vero. Dopo 27 mesi, trascorsi tra il carcere e i domiciliari, un 43enne è stato assolto in appello dall’accusa di aver violentato la figlia per otto anni. Una sentenza che ribalta il verdetto di primo grado, nel quale l’uomo, carpentiere, da anni residente in Italia, era stato condannato a otto anni di reclusione con il rito abbreviato.
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici sottolineano che la ragazza, oggi 17enne, ha accusato il padre di abusi sessuali sapendolo innocente. Una bugia dovuta, secondo la Corte d’appello, al proposito di frequentare un ragazzo conosciuto su internet, cosa che la madre le aveva proibito avendola sorpresa a spedire foto hot. L’ex moglie dell’uomo avrebbe comunicato alla figlia di essere pronta a denunciare il ragazzo e allora Elena si sarebbe difesa con queste parole: “Piuttosto dovrei denunciare papà per aver abusato di me”. Scrivono i giudici: “La minore si muoveva avendo quale obiettivo quello di liberarsi delle attenzioni della madre per realizzare il suo adolescenziale disegno di incontrare il ragazzo con il quale non aveva mai avuto contatti personali, ma del quale pareva molto innamorata”.