Mettere al bando i manifestanti facinorosi per evitare che, infiltrandosi nei cortei, possano mettere a repentaglio lo spirito delle manifestazioni pubbliche e l’incolumità dei cittadini che vi partecipano pacificamente. E’ la proposta che nei giorni scorsi è stata formulata dal Governo nel corso di una riunione con i principali sindacati di categoria delle forze dell’ordine, convocati dopo le polemiche sulle manifestazioni dello scorso fine febbraio a Pisa e Firenze dove i manifestanti sono stati caricati e colpiti a colpi di manganello. L’ipotesi, proposta insieme ad altre soluzioni che ora sono al vaglio dell’esecutivo, ricalca il modello dei Daspo già in uso da anni negli stadi o in altre circostanze dove sia necessario escludere soggetti ritenuti potenzialmente pericolosi.
Ospite di Claudio Micalizio in questa puntata di Extra, il segretario del Sap Stefano Paoloni invita alla cautela: “E’ una proposta che avevamo già formulato in passato e che può essere utile, però non ritengo che sia questo il momento opportuno per introdurla: in questo particolare periodo, questo provvedimento potrebbe essere interpretato come un tentativo di limitare la libertà di espressione e di manifestazione. E in questo caso, ma non solo, ritengo sia opportuno smettere di agire in emergenza ma valutare bene cosa fare.
La proposta di palazzo Chigi, e che è già stata accolta favorevolmente da alcune sigle sindacali e da alcuni partiti, ovviamente fa discutere ma si ispira proprio al Daspo vero e proprio, la restrizione legale imposta a un individuo in seguito a gravi atti di violenza che gli implica il divieto di partecipare a manifestazioni sportive. Questo provvedimento, emesso dal questore con un atto amministrativo, consiste in una diffida formale. La normativa è figlia dell’ampio dibattito che scaturì in tutta Europa dopo la tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles nel 1985 per gestire il rischio di disordini e violenze durante gli eventi sportivi.
In Italia, il Daspo è stato istituito nel 1989 attraverso la legge n. 401, che permette al questore di vietare l’accesso a luoghi legati alle manifestazioni sportive e ai trasporti al soggetto diffidato. Il provvedimento può durare fino a 5 anni e prevede un avviso di avvio del procedimento per consentire alla parte interessata di presentare una difesa. Il Daspo diventa efficace dopo la notifica al soggetto e può essere emesso d’urgenza in casi di estrema gravità senza preavviso.
Esistono forme di Daspo preventive, come il Daspo con obbligo di firma, e il Daspo urbano introdotto nel 2017 per tutelare la sicurezza urbana. Il Daspo può comportare anche sanzioni pecuniarie e, nel decreto sicurezza del 2020, è stata estesa la sua applicazione anche a persone denunciate recentemente o con sentenze non definitive per reati legati a sostanze stupefacenti. Inoltre, il decreto prevede restrizioni aggiuntive come il divieto di avvicinarsi a istituti scolastici o luoghi di intrattenimento pubblico. In conclusione, il Daspo è uno strumento volto a contrastare atti di violenza e disordini durante eventi sportivi e in contesti urbani, garantendo la sicurezza e il decoro pubblico.