Allerta massima in questura a Frosinone, dove si temono vendette e ritorsioni tra le famiglie albanesi coinvolte nella sparatoria di sabato sera allo Shake Bar di via Aldo Moro costata la vita al 27enne Kasemi Kasmi, raggiunto dai colpi di pistola sparati contro di lui ed i suoi tre amici da Michea Zaka (23 anni).
Kasmi con il fratello e due amici era entrato nel locale per affrontare l’avversario, “gelosia per una donna contesa” hanno detto dalla comunità albanese alla Squadra mobile.
Ma in Procura non ci credono e continuano a battere la pista della droga e della prostituzione. Il questore Domenico Condello ha disposto l’aumento della sorveglianza per evitare qualsiasi coda a quella sparatoria.
Da questa mattina la polizia ed i Vigili del fuoco stanno cercando l’arma del delitto, una calibro 22 dalla quale sono stati esplosi sette colpi e che Zaka ha ammesso di avere gettato a ridosso del ponte sul fiume Cosa di via Verdi. È finita tra i rovi, in una specie di discarica piena di lattine vuote: le ricerche sono state compiute con i metal detector e con alcuni labrador.
La Procura stamane ha conferito l’incarico al medico legale che dovrà effettuare l’autopsia e l’incarico al perito che dovrà estrarre la copia forense dei telefonini sequestrati a Zeka ed ai quattro amici con cui era allo Shake, ai fratelli Kasmi ed ai loro due amici.
Ieri in carcere si è svolto l’interrogatorio di garanzia per Michea Zaka, assistito dall’avvocato Marco Maietta: l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere.